metanodotto Snam: la mozione si impantana in Regione?

di Luca Bolli
Nella mattina di lunedì 25 luglio 2011 è successa una cosa strana nella burocrazia della Regione Umbria che ha visto in prima linea gli stessi promotori della mozione che intendeva “impegnare il Consiglio e la Giunta ad aderire al ricorso alla Corte Europea e a promuovere una conferenza straordinaria Stato-Regioni per discutere il problema”. A queste parole del consigliere Dottorini, co-firmatario della stessa mozione assieme a Brutti, Stufara e Goracci, non ha fatto eco un eguale comportamento in sede di votazione. O meglio: alla votazione della suddetta mozione non si è nemmeno arrivati!
Alla fine ha avuto la meglio la “ragion di stato” dettata dalle alleanze e dagli interessi interni ai gruppi e il tutto è stato rimandato in commissione “per approfondire la questione, per costruire un atto condiviso, che, se possibile, unifichi i documenti esistenti sull’argomento e in linea con quanto votato alla Camera dei Deputati”. Queste le parole del presentatore della proposta di rinvio, Andrea Smacchi (PD).
La mozione in essere è stata dunque licenziata nella riunione del consiglio come non sufficientemente dettagliata e la sua rivisitazione ha visto il parere favorevole dell’intero blocco PD, unito al Psi, all’Udc e l’appoggio di mezzo Pdl. Da sottolineare la votazione da una parte dell’esponente della Lega Cirignoni (assieme ad altri 3 pidiellini) e l’astensione degli stessi firmatari (2 Idv e 2 Prc). L’esponente del Carroccio ha giustificato la sua presa di posizione col fatto che, come rivendicato anche stamattina, la Lega è stata la prima a presentare una proposta del tutto simile contro il passaggio del gasdotto nella dorsale appenninica umbra. Meno condivisibile, ma certamente altrettanto giustificabile, la posizione degli altri. Evidentemente nel gioco della politica conta l’unione e la posizione di preminenza del PD (contestualmente a quella dei suoi esponenti ed in primis del socialista Rometti) ha fatto fare un passo indietro a chi, a livello regionale e non solo, ha l’appoggio ed il sostegno dei comitati contro il gasdotto. Così i firmatari della mozione si sono trovato costretti a non opporsi alla proposta di Smacchi in modo tale da avere un po’ più tempo “se questo servirà per ascoltare comitati ed enti locali e a maturare una posizione più omogenea dentro i gruppi della maggioranza”.
Anche se le parole del consigliere Dottorini hanno il suono di una debole sottomissione, si prende comunque atto della notevole e dettagliata documentazione portata in consiglio dagli stessi esponenti Idv, i quali, nei loro interventi, hanno chiaramente esposto quali dubbi nascono e crescono attorno al progetto della “Rete Adriatica” della Snam. Un “tubo” (uno “sbrego” lo ha definito lo stesso Dottorini) che attraversa la regione per 120 km dei 787 totali a livello nazionale, con diametro di 1,2 metri ed un terreno di pertinenza di circa 40 metri. Inoltre i fiumi,torrenti e fossi interessati e tagliati dal tragitto sarebbero ben 19, senza parlare delle aree di notevole interesse turistico-ambientale.
A suggellare la contrarietà al progetto giungono le parole dell’Idv Brutti: “guardando nelle carte” – ha detto – “non ho ancora capito perché un gasdotto che si chiami Rete-Adriatica debba passare per l’Appennino”. A portare maggior peso al deciso “NO” per il Tubo, una considerazione, sempre del Brutti: il tragitto è stato pensato quando il fabbisogno italiano di gas era in fase di stazionamento, ma dopo il “no” al nucleare qualcosa deve essere cambiato sotto il profilo dell’approvvigionamento energetico. “Non siamo” – ha proseguito il consigliere – “contro il gas e comprendo i dubbi della Regione nel pronunciarsi negativamente rispetto al progetto, ma ripensare il tracciato è doveroso”. Oltretutto l’Umbria è attraversata dal gasdotto per una lunghezza che va da 1/5 ad 1/6 della lunghezza totale del tracciato in Italia: “per questo la Regione, non essendo interessata solo marginalmente, deve far sentire la propria voce più delle altre”.
Goracci (Prc) ha poi fatto una riflessione: “l’Abruzzo non si era inizialmente interessato al problema, ma dopo il 6 aprile 2009 sono nati elementi di preoccupazione”.
Ma alla termine dei giochi tutti questi discorsi poco sono valsi ai fini di chi vive sulla propria pelle lo spettro del “tubo”. I Comitati in costante contatto col Consiglio Regionale via streaming si sono visti sbattere di nuovo in faccia la porta della burocrazia. Nella speranza che questa si riapra presto verso una soluzione intelligente, la risposta, spedita al nostro giornale dal comitato No-Tubo è stata la seguente:
“Prendiamo quello che arriva oggi, la speranza è che la commissione ascolti anche noi affinché possiamo
far capire al PD (tutto il PD, anche se le speranze sono poche visto Rometti) le nostre ragioni.
Poi noi andiamo avanti con i ricorsi al TAR e al Capo dello Stato e loro nel caso metteranno la firma in questo scempio. Ognuno poi si prenderà le proprie responsabilità su questa opera.”