Firenze ricorda le vittime dell’alluvione del ’66, stamani le celebrazioni
FIRENZE – Oggi ricorre l’anniversario della tragica alluvione che colpì la città il 4 novembre 1966. Sono passati 48 anni da quando l’Arno esondò e invase Firenze con le sue acque uccidendo 35 persone, tra cui due bambini. Quest’oggi in loro ricordo una corona d’alloro del Comune di Firenze sarà lanciata nel fiume. Le cerimonie commemorative sono organizzate dall’associazione ‘Firenze Promuove’ e dalla Presidenza del consiglio comunale di Firenze.
Erasmo D’Angelis, capo di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, durante il ricordo dell’alluvione in consiglio comunale (svoltosi ieri) ha lanciato un piano nazionale di riduzione del rischio di frane e alluvioni “realistico, e finanziato con un miliardo di euro l’anno, dal 2015 al 2020. Abbiamo trovato uno Stato assolutamente impreparato a gestire i rischi da maltempo – ha detto D’Angelis – mentre dobbiamo fare come i giapponesi che davanti ai rischi di terremoti hanno trovato soluzioni, autodifesa, comportamenti”.
“Noi fino ad oggi – ha proseguito D’Angelis – non siamo stati in grado di farlo. Ma questo è quello che occorre all’Italia, ed è quello che presenteremo a Roma il prossimo 11 di novembre ovvero un piano nazionale realistico finanziato di riduzione del rischio frane ed alluvioni, e contemporaneamente di manutenzione ordinaria del territorio”. Occorre ricordare che l’accisa sul carburante istituita proprio in occasione dell’evento del 1966 è ancora valida, viene da chiedersi se questi soldi finiscano dove dovrebbero finire – prevenzione, ripristino, sicurezza – oppure se fino ad oggi siano stati impiegati in modi diversi da quelli proposti sulla carta. Fatto sta che ognuno di noi versa un contributo per ogni litro di carburante acquistato.
Alle 11 all’Oratorio della Madonna delle Grazie, in lungarno Diaz, si è svolta la celebrazione della Santa Messa in memoria delle 35 vittime ai piedi della Madonna che anticamente era posta su una delle celle del Ponte alle Grazie per proteggere la città dalle alluvioni. La funzione religiosa è stata condotta da monsignor Giancarlo Corti.
Al termine della funzione, intorno alle 11,40 un corteo, aperto dal Gonfalone del Comune, presente per la prima volta alla cerimonia, si è incamminato verso il ponte alle Grazie, da dove il presidente di ‘Firenze Promuove’ – Franco Mariani – e la presidente del Consiglio comunale – Caterina Biti – hanno lanciato in Arno, dopo la benedizione del fiume, la corona d’alloro commemorativa.
Amaro il pensiero di Franco Mariani: “Ancora una volta ricordiamo queste 35 vittime di cui fino a 8 anni fa, eccetto tre o quattro nominativi, nessuno conosceva nome e cognome. Ora, grazie al documento ufficiale del 1966 della prefettura, che abbiamo recuperato e pubblicato nel quarantennale, abbiamo dato non solo un volto a queste persone, ma soprattutto abbiamo fatto sapere come sono morte. Per 30 anni nessuno si è ricordato di loro. Ancora oggi, a quasi 50 anni, non esiste una lapide o un monumento che li ricordi, a differenza invece di altri tragici eventi cittadini. C’è un monumento per gli Angeli del fango, ma per le vittime no”.
L’alluvione, avvenuta nelle prime ore di venerdì 4 novembre 1966 a seguito di un’eccezionale ondata di maltempo, fu uno dei più gravi eventi alluvionali accaduti in Italia e causò ingenti danni non solo a Firenze, ma in gran parte della Toscana e più in generale tutto il Paese.
L’evento alluvionale non colpì solo il centro storico di Firenze ma l’intero bacino dell’Arno: diversi quartieri periferici della città come Rovezzano, Brozzi, Peretola, Quaracchi, svariati centri del Casentino e del Valdarno, del Mugello, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Signa e Lastra a Signa, Empoli e Pontedera finirono tutte sott’acqua. Dopo il disastro, le campagne rimasero allagate per giorni e molti comuni isolati e danneggiati gravemente. Nelle stesse ore esondò anche il fiume Ombrone, che sommerse gran parte della piana della Maremma e la città di Grosseto.
Nel frattempo, altre zone d’Italia vennero devastate dall’ondata di maltempo: molti fiumi del Veneto, come il Piave, il Brenta e il Livenza, strariparono, e ampie zone del Polesine furono allagate; in Friuli lo straripamento del Tagliamento coinvolse ampie zone e comuni del suo basso corso, come Latisana; in Trentino la città di Trento fu investita pesantemente dallo straripamento dell’Adige.
Davide Lazzini
4 novembre 2014