Hollande-Schmidt: il governo francese per la lex google
Una tassa per preservare i contenuti editoriali, e pubblicitari, d’oltralpe a discapito di uno dei maggiori motori di ricerca mondiali. È ciò di cui si parla già da molto tempo in diversi paesi europei, soprattutto in Francia, dove sembra ormai chiudersi il cerchio. A far fronte comune contro il colosso Google News è il presidente francese Francois Hollande, su sollecitazione del ministro della Comunicazione e della Cultura Aurelie Filippetti. Motivo per cui oggi stesso il presidente esecutivo della società californiana, Eric Schmidt, ha incontrato Hollande: discutere, possibilmente trovando un compromesso, sulla proposta di legge che costringerebbe la compagnia a pagare per i contenuti appartenenti alle testate online francesi. L’incontro è durato poco meno di un’ora, ma al termine Schmidt non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
In realtà questo episodio è l’ultimo di una lunga serie di dispute legali, anche a livello internazionale. In origine vi era infatti la richiesta degli autori dei media francesi di dividere una parte degli introiti pubblicitari registrati da Google News nella propria selezione. Richiesta che ha visto l’opposizione della compagnia di Mountain View, la quale avrebbe addirittura minacciato di non fare più apparire riferimenti che rinviassero a testate francesi, una mossa già sperimentata in Belgio dove ha prodotto la subitanea ritirata degli editori. Per questo i quotidiani transalpini hanno richiesto l’intervento del governo: la Filippetti proprio oggi ha ribadito che «è giusto che gli aggregatori di notizie, come Google News, contribuiscano al finanziamento della stampa», ma al contempo è lo stesso ministro dell’Economia Digitale, Fleur Pellerin, a puntualizzare che «Google è uno strumento straordinario e un player fondamentale dell’ecosistema digitale». Compromesso, questa dunque sembra essere la parola chiave dell’incontro.
Ma se in Francia è proprio il governo a mobilitarsi, in altri paesi come l’Italia sono le stesse testate giornalistiche a muoversi: Repubblica e Corriere a partire da gennaio renderanno a pagamento gran parte delle notizie pubblicate sui propri siti, per evitare la cannibalizzazione dei propri contenuti da parte del motore di ricerca. E come se non bastasse a Berlino, nel frattempo, il Bundestag sta esaminando una legge del governo che imporrebbe una commissione a favore delle testate online tedesche.
Ma non è proprio Google News che grazie al suo motore di ricerca reindirizza 4 miliardi di clic al mese verso gli editori di tutto il mondo? Nonostante i ricavi dei quotidiani telematici siano calati in modo inversamente proporzionale a quelli di Google, sono i lettori, vox populi, a disdegnare una sottoscrizione per un abbonamento, vista la grande disponibilità di informazioni in rete.
Clelia Crialesi
29 ottobre 2012