Dr Nest di Familie Flöz: disfarsi di se stessi per accogliere l’altro
Familie Flöz è tornato a Milano, sempre al Teatro Menotti Perego, dal 23 al 28 gennaio 2024 con uno spettacolo in Prima milanese: Dr Nest (Dottor Nido). Il pubblico milanese lo aspettava.
Il collettivo berlinese porta infatti la poetica del gesto insieme a tutta la sua scatola delle meraviglie.
Ci conduce in universi in movimento, apparentemente onirici, illogici, divertenti, dove noi ci lasciamo guidare, fiduciosi e rilassati. Proprio come quando da bambini guardavamo il teatrino delle marionette. Abbandonati sulle nostre poltrone infatti, seguiamo curiosi questi attori che indossano pesanti maschere sul viso muovendosi snodati e snodabili, creando una dimensione giocosa.
Non usano il linguaggio. Forse proprio grazie a quelle maschere, modificando cioè l’immagine di loro stessi, trovano la libertà di percorrere nuovi circuiti espressivi che portano ad una nuova espressività corporea. Il gesto, anche il più ordinario, e il portamento amplificati e purificati, diventano così una nuova lingua, metaforica e ritmica.
Dr Nest: C’è poi qualcosa di forte che il pubblico avverte; quelle maschere che sembrano cancellare le singole individualità, al contempo ne racchiudono e sintetizzano tante. Ci si disfa di se stessi per accogliere l’altro.
Non c’è spazio dunque per l’ego, ma solo per un rito colletivo, corale, che ingloba attori.
Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Björn Leese, Benjamin Reber, Hajo Schüler, Mats Suethoff e Michael Vogel hanno infatti lavorato insieme per l’ideazione.
Succede così che questi attori con pochi gesti riescono a mostrare all’esterno, quello che non va all’interno, i loro drammi, i loro problemi, i loro sentimenti.
Su una scena chiara arrivano gli artisti. Sono a volto scoperto, giocosi e in movimento. Uno ha un camice da dottore ma gli altri glielo tolgono, lo indossano, lo passano, lo ripassano. Ridiamo per la loro bravura nel comporre veloci coreografie caleidoscopiche.
Poi cala il silenzio. Un attore con la maschera è su un letto che sembra quello di un ospedale, o forse è in treno. Lui stesso appare spaesato come se viaggiasse a ritroso nella memoria. Tutte quelle porte intorno cominciano ad aprirsi e chiudersi ed ne esce un universo multiforme e multicolore per poi essere nuovamente inghiottito.
Forse è un manicomio. C’è la donna che sogna una maternità negata e ruba gli asciugamani per farne infanti, c’è il pianista che ha bisogno di suonare, l’uomo che si crede un manichino, il signore che suona il tamburello.
Il dottor Nest, quello che era sul letto, li ascolta tutti, li consola, ne prova compassione. Talvolta l’infermiera lo sgrida per il troppo coinvolgimento. Dopo ogni incontro, si mette alla scrivania, come se volesse scrivere un trattato.
Poi succede che un giorno, dalle grandi vetrate a volta sullo sfondo, che ricordano quelle di un sanatorio, si vede un mondo freddo, nevoso, pieno di ombre mostruose. Le porte, si sono chiuse tutte, il dottor Nest resta solo. Nessuno entra più.
Poi torna la primavera, si sentono gli uccellini e il dottore si ritrova circondato dai suoi vecchi pazienti, che nella sua stanza, ora di degente, portano una casetta per gli uccellini.
C’è una espressione tedesca che dice: Eigen Nest Hält wie Mauer fest. Il proprio nido tiene come un muro!
Dr Nest
di Familie Flöz
Ideato da Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Björn Leese, Benjamin Reber, Hajo Schüler, Mats Suethoff e Michael Vogel
Con Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Björn Leese, Benjamin Reber, Mats Suethoff
Regia Hajo Schüler
Co-Regia Michael Vogel
Maschere Hajo Schüler
Musiche Fabian Kalbitzer
Scenografie Rotes Pferd (Christian Eckelmann, Felix Nolze)
Costumi Mascha Schubert