Rumba, la danza triste di Ascanio Celestini
La Rumba nasce a Cuba verso la fine dell’800, dopo l’abolizione della schiavitù (1878). All’epoca, grandi masse di neri cominciano a lasciare la campagna per trasferirsi in prossimità delle città privi di qualsiasi mezzo di sostentamento.
I popoli, i gruppi, come gli individui reagiscono in modo differente alle emozioni. I contadini cubani esorcizzano forse in una danza, che mischia tradizioni africane e spagnole, il desiderio di una nuova vita e la difficoltà di adattarsi alla stessa.
Ecco quindi la Rumba, un ballo sensuale, che parla di desiderio, di conquista tra uomo e donna. Un sinuoso movimento di due corpi che si attirano, si cercano, si sfiorano, si allontanano e vengono costretti dall’altro a ritornare. C’è un linguaggio non verbale molto esplicito che aleggia attorno a questa danza. Tanto che “donne di rumbo” erano inizialmente le donne di strada. Proprio a causa dei loro movimenti troppo espliciti, ritenuti indecorosi dalla borghesia, questa danza resta però per molto tempo nelle estreme periferie suburbane.
E in una periferia squallida, su un parcheggio deserto di un supermercato, con un barbone che dorme tra i cassonetti ed una vecchia che si scioglie i capelli e fa alzare il vento dalla finestra di un caseggiato popolare, ci porta Rumba, il nuovo spettacolo di Ascanio Celestini al Teatro Carcano di Milano dal 24 al 28 gennaio 2024.
Il sottotitolo è L’asino e il bue del presepe di San Francesco.
Perchè Celestini vorrebbe raccontare la storia di San Francesco, di come aveva pensato il primo presepe della storia 800 anni fa a Greccio, la sua scelta di vita. Ma come in una Rumba, si allontana dall’oggetto della narrazione e si trova a contare le stelle di oggi e di ieri, insieme ai lebbrosi di ieri e ai morti in mare di oggi.
Sul palco semibuio è accompagnato da Gianluca Casadei e dalle sue musiche.
La storia di Francesco si squaderna quindi tra le sue battaglie contro la ricchezza che si nutre del potere scellerato, le crociate con i morti inutili e gli assassinati di oggi, i poveri, gli immigrati, finiti morti, o in prigione o in un angolo del parcheggio, proprio là, tra il supermercato e il magazzino.
Celestini, su una scena semibuia, vorrebbe ricordare tutti i loro nomi per seppellirli almeno nel cuore dei vivi. Prima dell’inizio dello spettacolo ricorda Giulio Regeni, barbaramente ucciso il 25 gennaio 2016 al Cairo e “le ragioni di stato” che hanno impedito la verità.
In questa danza triste e melanconica ballano solo i poveri, gli ultimi, gli arrabbiati, gli zingari, i carcerati di Capua Vetere, gli analfabeti.
Per descrivere questo universo che ritorna sempre nei suoi spettacoli, usa la sua lingua,un impasto sonoro romano, evocativo, suggestivo finanche in terra lombarda.
Eppure c’è qualcosa di stanco nella sua narrazione. In Laika le stelle erano vicine, come se la volta celeste si fosse abbassata, appesantita dalle troppe morti dimenticate. E quando sembrava che dovesse crollare, il monologo si trasformava in una preghiera laica corale la cui energia lo impediva. Qui il crollo sembra arrivare, ma non con uno schianto fragoroso, solo con un tenue lamento e le stelle sembrano spente.
Rumba L’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato
di e con Ascanio Celestini
musiche di Gianluca Casadei
voce Agata Celestini
immagini dipinte Franco Biagioni
suono Andrea Pesce
luci Filip Marocchi
organizzazione Sara Severoni
produzione Fabbrica, Fondazione Musica Per Roma, Teatro Carcano
commissionato dal Comitato Nazionale Greccio 2023
in occasione dell’ottavo centenario del presepe di Francesco a Greccio, 1223-2023
distribuzione Mismaonda
contributi allo Spettacolo dal Vivo per l’annualità 2023 della Regione Lazio
sostegno del Ministero della Cultura, tramite la Direzione Generale Spettacolo, per Progetto Speciale Teatro
24, 25 e 26 gennaio ore 19.30 (Teatro Carcano)
27 gennaio ore 20.30 (Teatro Carcano)
28 gennaio ore 16.30 (Teatro Carcano)