Laika: preghiera laica di un povero cristo
Laika è una cagnetta di strada. É russa, remissiva e al contempo resistente alle prove di accelerazione nella centrifuga che triplica il ritmo delle sue pulsazioni cardiache nei laboratori spaziali sovietici.
Nel 1957 è scelta dalla grande Russia per servire gloriosamente la patria: è la prima creatura vivente ad essere spedita in orbita nel minuscolo Sputnik in un viaggio di sola andata. La propaganda narra della morte indolore della cagnetta nello spazio, dopo una settimana di ”passeggiate tra le stelle”. In realtà muore in orbita di morte atroce, poche ore dopo il lancio.
Forse per questo la volta celeste si sta abbassando, appesantita, proprio come la terra, di tanti morti silenziose e dimenticate.
Si abbassa sul mondo dei poveri cristi, sull’insieme informe di “anime morte”: il barbone che vive nel parcheggio del supermercato; i facchini di colore nel magazzino adiacente che ogni tanto muoiono schiacciati dai pacchi e che ora fanno sciopero per l’ultimo morto; la prostituta che avrebbe dovuto farsi suora alla morte della mamma e che più che prendere un’altra strada, la batte; la signora che crede in Dio e che ha la mente un po’ impicciata da quando ha avuto, tanti anni fa, l’incidente di macchina in cui è morto il figlio; la vecchia, che non conosce le cose ma le sa fare e abita lo stesso condominio della signora con la mente impicciata e della prostituta.
Sono case popolari di fronte al parcheggio del supermercato, accanto al magazzino dove lavorano i facchini di colore che se alzano la testa vengono licenziati e finiscono come il barbone, che infatti era uno di loro prima di alzarla. Mentre Dio è assente, o impegnato in burocratiche trafile con i santi cui delega i miracoli.
C’è una poetica dolce e dolorante nella drammaturgia frammentata, quasi cubista di Ascanio Celestini al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 14 maggio; è solo sul palco, in jeans e felpa, in un monologo accompagnato dalla musica melanconica della fisarmonica di Gianluca Casadei.
Per un attimo, può sembrare di perdersi fra i frammenti di vite diverse, che non si capisce se escano come stelle cadenti dalle sue parole o dalla volta celeste che si sta abbassando. E quando sembra che essa stia davvero per crollare sulla terra, tra i poliziotti che caricano i facchini e la gente che prende a sassate e botte il barbone, il monologo diventa un coro di voci, unite in una sorta di preghiera laica, contro il potere, l’ingiustizia, la povertà, la cecità di chi non vuole vedere; e la massa informe di anime morte, diventa viva, attiva, unita, attraversata da un raggio di luce.
Laika è un monologo forte e fragile come la nostra finitezza, come questo nostro mondo che stiamo abitando senza capirlo veramente, pieno di scaglie impazzite. Alcune ci feriscono, ci mettono a disagio, altre ci fanno ridere. In sala il sentimento è forte, striscia sotto pelle.
Ascanio Celestini veste il teatro della lingua che rispecchia la nostra società; anzi, con la sua potenza evocativa e magnetica, la precede.
Sarebbe un peccato perdere Laika, questo invito a riflettere su di noi, sul nostro tempo e sull’importanza del teatro.
Laika (Fino al 14 maggio 2017 al Teatro Franco Parenti di Milano)
di e con Ascanio Celestini
e con Gianluca Casadei fisarmonica
e la voce fuoricampo di Alba Rohrwacher
produzione Fabbrica srl in co-produzione con RomaEuropa Festival 2015 e Teatro Stabile dell’Umbria
Teatro Franco Parenti,Via Pier Lombardo, 14, 20135 Milano
intero: prime file 40€ / II e III settore 32€ / IV settore 25€
over65/under26: II, III, IV settore 18€
convenzioni: II, III settore 22,50€ / IV settore 18€
mar, mer, sab h 20.30
gio h 21.00
ven h 19.45
dom h 16.00
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