Liegi – Bastogne – Liegi: un solo nome, Vincenzo Nibali
Vincenzo Nibali. Un solo nome, un grande campione, è lui l’uomo su cui puntare tutto per la Liegi, l’ultima classica del Nord, in programma domani. Un’analisi scorretta forse, viziata sia dalla voglia di vedere un corridore italiano finalmente aggiudicarsi una classica, sia da quel grido che lo scorso anno, proprio alla Liegi, è rimasto strozzato in gola. Tutti ricorderanno la bellissima azione di Nibali, rimasta incompiuta per mano di Maksim Iglinskij. Onore a Iglinskij, avranno pensato in molti, perché in fin dei conti, in questo splendido sport che è il ciclismo, sono rari i casi in cui non si nutre una qualche forma di rispetto, seppur silenziosa e latente, nei confronti del vincitore. Spesso, però, il primo a tagliare il traguardo genera, nei tifosi del secondo arrivato e non solo, una comune forma di antipatia sportiva, non un sentimento negativo, ma solo l’altra faccia della passione, soprattutto quando la sconfitta ha il sapore della beffa. E finché la passione pedala a braccetto con il gioco, sono anche questi i sentimenti che rendono bello uno sport. Proprio questi sentimenti contrastanti hanno spesso caratterizzato la storia del ciclismo, fatta di rivalità storiche, come quella tra Fausto Coppi e Gino Bartali, tra Raymond Poulidor e Jacques Anquetil, o quella che legava Luis Ocana a Eddy Merckx. Rivalità, quest’ultima, al limite dell’ossessione, visto che Ocana chiamò il suo cane Eddy. Queste storie, ovviamente, non hanno nulla a che vedere con quanto accaduto lo scorso anno alla Liegi tra Iglinskij e Nibali, ma sono intrise di quegli stessi sentimenti che costituiscono una costante indiscutibile nei tifosi di sport.
Lo squalo dello stretto arriva alla Liegi 2013 in splendida forma, dopo aver appena conquistato, venerdì scorso, la quarta tappa – con arrivo a Sega di Ala, splendida salita con panorama mozzafiato – e classifica finale del Giro del Trentino, davanti a uno splendido Mauro Santambrogio. Il nostro unico nome nell’analisi dei favoriti della Liegi, dunque, non è solamente il frutto del grido strozzato dello scorso anno, del fiato risparmiato malvolentieri, ma più concretamente è dettato dalla splendida forma del corridore siciliano della Astana. Certo, ovviamente, non si può far finta di non vedere i vari nomi di Philippe Gilbert, di Alberto Contador, che dovrebbe correre da capitano della Saxo – Tinkoff o di Joaquin Rodriguez. Non possiamo nemmeno dimenticare Alejandro Valverde, o il campione in carica Maksim Iglinskij ma possiamo stringerci tu tti intorno a Vincenzo Nibali. Questo si, possiamo e dobbiamo farlo, senza guardare in faccia a nessuno. C’era un corridore negli ultimi anni ’90, di nome Marco Pantani, che faceva sognare noi italiani e suscitava l’invidia di tutto il mondo. Chiunque avrebbe voluto averlo in squadra, chiunque avrebbe voluto averlo come portacolori della propria nazione. Ci auguriamo che domani Vincenzo Nibali possa vivere l’ennesima grande giornata della sua carriera, dimostrando che il ciclismo dello stivale è vivo e in salute, forte come ai tempi dell’indimenticato Pirata.
Giacomo Di Valerio
20 aprile 2013