I terribili classe ’90 del ciclismo mondiale
Mentre un vecchietto svizzero classe 1981, Fabian Cancellara, dominava la Campagna del Nord, un giovanissimo colombiano classe 1990, Nairo Quintana, vinceva la Vuelta al Pais Vasco beffando la coppia Sky – Richie Porte e Sergio Henao – rimasta a bocca asciutta. Il colombiano, conosciuto per le doti in salita, rappresentava un’incognita per le corse contro il tempo. Invece, stupendo tutti su un tracciato comunque adatto alle sue caratteristiche, solo il campione del mondo Tony Martin è riuscito a far meglio di lui nella crono finale. Il giovane della Movistar è ora atteso al confronto con le corse a tappe di tre settimane, per vedere veramente fin dove possono spingersi le sue ambizioni.
Altro ’90 che non ha più bisogno di presentazioni è Peter Sagan, già uomo da classiche monumento. Il suo palmares mette i brividi. Più di 50 vittorie in soli 3 anni di professionismo, numeri che molti ciclisti non riescono a raggiungere in una carriera. Alla prima partecipazione al Tour de France, nel 2012, lo slovacco ha colto tre vittorie di tappa, tornando a casa con la maglia verde di leader della classifica a punti. Quest’anno spicca la vittoria colta alla Gand – Wevelgem e i secondi posti della Sanremo, di Harelbeke e del Fiandre. Ieri ha vinto la Freccia del Brabante battendo in volata Philippe Gilbert, mostrando di avere la condizione giusta per affrontare il trittico delle Ardenne. Di Sagan stupisce soprattutto la grandissima duttilità, che gli consente di poter giocare sull’imprevedibilità e di potersi adattare a qualsiasi situazione di corsa. Per lui le strade sono già tutte spalancate.
Pensando ai ’90, viene subito in mente anche Taylor Phinney. Lo statunitense ha già indossato la maglia rosa nella scorsa edizione del Giro d’Italia, vincendo il cronoprologo iniziale di Herning. Tra le sue prestigiose vittorie spiccano due ori su pista nell’inseguimento individuale e due vittorie nella Parigi – Roubaix Espoirs riservata agli under 23, che ben fanno sperare per il suo futuro nelle classiche. Sul fronte italiano, è Moreno Moser il faro azzurro classe ‘90. Nipote d’arte di Francesco Moser, Moreno quest’anno è stato il primo italiano ad aggiudicarsi le Strade Bianche, la corsa senese caratterizzata da lunghi tratti di sterrato: “ho sempre dato il meglio nelle corse in cui si rimane presto ‘soli’ e stare a ruota non incide più di tanto sul risultato. Da questo punto di vista posso dire di assomigliare un po’ a mio zio Francesco”, e noi possiamo dire che questo giovane saprà regalarci molte emozioni.
Oltre a Moreno Moser, l’altro azzurro di sicuro avvenire è Fabio Aru. Lo scalatore sardo corre per l’Astana, si ispira ad Alberto Contador e preferisce la corse a tappe (sogna il Tour) alle classiche. Correrà il prossimo Giro d’Italia in appoggio a Vincenzo Nibali: il giovane sardo dovrà essere bravo ad imparare il più possibile dallo Squalo dello Stretto e dagli altri campioni in gara. Una menzione meritata anche per Fabio Felline, classe ’90 dell’Androni Giocattoli che oltre ad alcune importanti vittorie (1° semitappa della Coppi e Bartali) ha già corso un Giro d’Italia mettendosi spesso in evidenza. Infine non bisogna dimenticare Sonny Colbrelli e Manuel Bongiorno della Bardiani, formazione sempre pronta a valorizzare i talenti nostrani, e Mattia Cattaneo (Lampre), tutti corridori da cui ci aspettiamo qualcosa di buono in un prossimo futuro. Questi i talenti con cui gli anni ’90 si affacciano prepotentemente nel mondo del ciclismo.