PAGELLE TOUR – I promossi e i rimandati del Tour de France 2013!
Chris Froome: voto 9,5. Niente 10 per il keniano bianco, non per cattiveria, non perché non se lo meriti, visto che ha dominato il Tour de France in lungo e in largo. Il 9,5 è una riabilitazione al rango di essere umano, viste le tante accuse ricevute, a volte eccessivamente maliziose, di essere un robot. Qualche scelta tattica discutibile, una leggera flessione nell’ultima settimana, il suo sorriso, l’imbarazzo con cui ha gestito la passerella finale gli valgono l’imperfezione, umana troppo umana.
Nairo Quintana: voto 9. Classe ’90, nato a 3000m di altezza, il piccolo Nairo è stato costretto per svariati anni a pedalare 36 km al giorno per andare e tornare da scuola. Quei chilometri gli hanno fatto bene, rendendolo un corridore solidissimo: secondo posto sul podio, maglia bianca, maglia a pois e vittoria di tappa, il tutto ottenuto con lo sguardo più apatico di Dawson. La sfinge è ora attesa sulle strade del Giro d’Italia.
Joaquin Rodriguez: voto 8. Il Tour di Purito è stato senza mezze misure: troppo piano le prime due settimane, troppo (senza storpiare) nella terza settimana, senza comunque riuscire a ottenere una vittoria di tappa. Dopo il secondo posto al Giro e il terzo alla Vuelta, Purito riesce nell’impresa di salire sul podio anche al Tour de France, terzo. Non proprio cosa da tutti. Solo una domanda rimane, però: Caro Purito, a quando la prima vittoria di un grande Giro?
Peter Sagan: voto 8. Ha dato spettacolo. Presente ovunque, nelle volate a ranghi compatti, in quelle ristrette, nei traguardi intermedi, nelle fughe, Tourminator è vero uno showman. Dopo varie impennate, saluti e risate a volontà, Peter sfoggia il pizzetto verde nella passerella di Parigi, in onore della maglia conquistata per il secondo anno consecutivo. Ricordando la sua tenera età, e vista la sua incredibile completezza, vien da chiedersi: potrà lottare per fare classifica in futuro? Da Peter Sagan ci si può aspettare di tutto!
Alberto Contador: voto 5. L’insufficienza se l’è messa da solo, dicendo che per lui contava solo la vittoria. Il quarto posto, dunque, non può certo valergli il classico 6 politico, nonostante il pistolero spagnolo abbia cercato in tutti i modi di insediare il keniano bianco. Non lo si è quasi mai visto danzare sui pedali, ma è la musica che non si è proprio fatta sentire. Ha provato con la fantasia, a inventarsi qualche motivetto per conto proprio, ma non gli è riuscito niente di eccezionale. Per lui le cose sarebbero potute andare anche peggio, se non avesse avuto al suo fianco un ottimo Roman Kreuziger (voto 7,5). Che fine ha fatto Contador?
Colonia olandese: voto 6 (8 per le prime due settimane, 4 per la terza settimana). Protagonisti a sorpresa nella prima parte del Tour, Laurens Ten Dam e Bauke Mollema si perdono sulle Alpi, rispettando, purtroppo, la disastrosa quanto recente tradizione olandese, quella che fa capo a un ormai noto Robert Gesink, e al suo delfino, Steven Kruijswijk. Il 6° posto di Mollema rimane comunque un risultato importante, un punto di partenza su cui lavorare.
Marcel Kittel: voto 9,5. Il tedesco della Argos Shimano fa piangere lacrime amare ai suoi colleghi più accreditati, Mark Cavendish (voto 6,5) e André Greipel (voto 6). Il bel Marcel se ne torna a casa con una maglia gialla, la prima di questo Tour, e un bottino di quattro vittorie di tappa, compreso il prestigioso arrivo di Parigi. Forse, tra poco tempo, potremmo dire di aver assistito a un passaggio di consegne nel mondo delle ruote veloci.
Matteo Trentin: voto 10. Lui è l’uomo perfetto di questo Tour de France. Voto scorretto, di parte, ma il trentino Trentin, classe 1989, corre da veterano: è il penultimo uomo di Mark Cavendish e nell’unica giornata libera, invece di andare al mare, magari facendosi prestare gli occhiali da Hesjedal (voto 3), il fortissimo corridore azzurro regola i compagni di fuga con una volata bellissima. Il futuro è tutto dalla sua parte.
Christophe Riblon: voto 7,5. Il francese è il salvatore della Patria, regalando alla Francia l’unica vittoria di tappa nella 100° edizione del Tour de France, con il prestigioso trionfo dell’Alpe d’Huez. È andato in fuga ottecentocinquantadue volte, vincendo giustamente il premio come uomo più combattivo di questo Tour de France. Forse i francesi si aspettavano di più, ma questo è quanto cari cugini!
Alberto Rui Costa: voto 8,5. Il portoghese ha dimostrato di meritare il ruolo da capitano in un grande Giro, vincendo due tappe in assoluta scioltezza. Quando va in fuga non sbaglia, attacca nel momento giusto e i finali di tappe, per lui, diventano passerelle d’onore. Con le sue azioni ha rubato il palcoscenico ad Alejandro Valverde (voto 8), sfortunato nell’uscire di classifica nella tappa dei ventagli.
Daryl Impey: voto 7. Entra nella storia essendo il primo africano a indossare la prestigiosa maglia gialla, in seguito alla cronosquadre vinta dal suo Team, la Orica GreenEdge. Tanto basta per il meritato sette in pagella!
Michal Kwiatkowski: voto 7. Il campione polacco in carica, classe 1990, cerca di contrastare Nairo Quintana nella classifica per la maglia bianca. Salta nella terza settimana, a causa della giovane età e delle tante energie spese in testa al gruppo per aiutare Mark Cavendish. Gran bel corridore il polacco, atteso protagonista nei prossimi anni.
Andrew Talansky: voto 6,5. Un Tour altalenante per il giovane americano della Garmin, che chiude 10° nella classifica finale e 2° in quella riservata ai giovani. Ha la fortuna di indossare la maglia bianca nella passerella finale, gentilmente prestata da Nairo Quintana per l’occasione. Se riuscisse a migliorare in regolarità potrebbe diventare un osso duro per tutti.
Roman Kreuziger & Richie Porte: voto 7,5. Sono i due gregari più preziosi per i rispettivi capitani. Il ceco della Saxo Tinkoff è sempre rimasto vicino ad Alberto Contador, aiutandolo e non poco nei momenti di difficoltà. Il tasmaniano della Sky, invece, tolta la giornata di crisi, ha dimostrato di essere uno dei più forti in salita, soccorrendo Chris Froome nel giorno della sua crisi di fame sull’Alpe d’’Huez. Richie Porte merita di correre un grande Giro da capitano.
Thomas Vockler: voto 4. Alé Thomas, alé! I francesi lo hanno incitato in lungo e in largo, ma lui non ha mai avuto la condizione giusta per ottenere un risultato. Lo stile era quello noto: maglietta aperta e smorfie a non finire, ma la pedalata era di legno. Ciao Thomas, ciao!
Pierre Rolland: voto 5. Tanti giorni in maglia a pois, ma anche per lui la condizione non è quella delle stagioni precedenti. Il suo è un Tour confusionario, con scelte tattiche a volte non propriamente felici. Ha il merito di provarci, ma da uno come lui ci si aspetta di più, molto di più.
Damiano Cunego: voto 4. Il bilancio del suo Tour è a dir poco negativo. Parte per far classifica ma salta praticamente subito. Vira su una vittoria di tappa, ma sbaglia tutti i tempi d’attacco. Il corridore della Lampre deve assolutamente ritrovarsi, il suo valore non è certo quello dimostrato nella corsa francese. Cosa succede al veronese?
Jean-Christophe Péraud: voto 10. Il francese fa capire a tutti perché nonostante i vari inciampi il ciclismo sia uno degli sport più amati al mondo: parte per la cronometro con una sospetta frattura alla clavicola, ed è costretto a ritirarsi all’ultima curva in fondo alla discesa finale, per una caduta sulla spalla infortunata. Alé Péraud, alé!
Cadel Evans: voto 6. L’ultimo voto è per lui, il corridore australiano che non può non essere amato. Come gli si può dare l’insufficienza? Purtroppo è la dimostrazione che di questi tempi correre Tour e Giro nello stesso anno è praticamente impossibile. Lui ha il merito di non mollare mai, anche se la gamba non c’è proprio. Alla prossima Cadel!
di Giacomo Di Valerio
24 luglio 2013