Immenso Vincenzo Nibali (Ast), che oggi si è regalato l’entrata di diritto nella leggenda del ciclismo. La maglia rosa va a conquistare la vittoria alle Tre Cime di Lavaredo, sotto una bufera di neve. Oggi non c’è nessuna tappa da riportare, non me ne vorranno i 4 attaccanti di giornata che meritano comunque di essere nominati – Brutt (Kat), Ermeti (And), Hansen (Lot) e Popovych (Rsl) – ma c’è solo una storia lunga 3 km da raccontare, per mettere a tacere tutti i detrattori di questo sport. I corridori venivano da una giornata terribile, quella di ieri, il riposo forzato per l’annullamento della tappa e la brutta vicenda legata alla positività di Di Luca. Hanno saputo rispondere in ogni modo loro, mettendo a tacere tutti i luminari di questo sport che emergono come ciuffi d’erba ogni volta che si verifica un fattaccio per sparare le loro sentenze ponderate: “sono tutti dopati”. C’è una strana coincidenza che offre il pane quotidiano, l’anti-stress sportivo a questi illuminati: il ciclismo viene veramente pubblicizzato (soprattutto nei notiziari televisivi) solo quando emergono casi di doping; allora sì che tutti ne devono parlare. Ieri mi è stato detto: “Ho sentito in televisione che hanno beccato Di Luca positivo al Giro. Chi è che ha la maglia rosa?” Si sa di Di Luca ma non si conosce il nome della maglia rosa. Alan Marangoni ha risposto con estrema saggezza al liet-motiv del son tutti, cercando di denunciare la tendenza umana a livellare verso il basso la varietà dei comportamenti umani: “se camminando in un giardino perfetto trovi una m***a, non vuol dire che sei finito in un letamaio.” Questo è solo un cinguettio fra i molti scritti dai professionisti di questo mestiere. Tutti uniti nel condannare chi ha infangato il loro lavoro e tutti uniti nel voler arrivare, oggi, fino alle Tre Cime di Lavaredo, ad ogni costo, ad ogni temperatura, sotto qualsiasi condizione meteorologica. Il ciclismo è uno sport pulito, fatto di lottatori, basta imbroglioni.
Ma i luminari non si fermano certo qui, hanno altro da dire, una saggezza smisurata da divulgare: “ma come si può correre per 3 settimane a quei ritmi?” Verrebbe da rispondere ponendo un’altra domanda: “cosa significa corridore professionista? Cosa significa allenarsi tutti i santi giorni, posando la bicicletta qualche giorno all’anno, e poi sentirsi dire ‘son tutti dopati’?” In questo modo, però, la discussione sarebbe andata avanti per ore, con le domande a rimbalzare impazzite da una parte all’altra. Così, nella nostra storia lunga 3 km, Nibali ha messo tutti a tacere.
Siamo nella scalata finale della tappa, verso le Tre Cime. La strada rappresenta quasi un’anomalia nella sterminata distesa di neve che ricopre la montagna. Ci sono tifosi appostati da 2 giorni sulla salita per aspettare il passaggio dei professionisti. Ai meno 3 km, appena inizia il tratto veramente duro della salita, Nibali piazza il primo scatto, sfaldando il gruppo dei migliori. Ai meno 2,4 km la maglia rosa è da sola al comando. Ogni pedalata è una risposta a tutte le polemiche, a tutte le ombre possibili pronte a sporcare il ricordo di questo Giro e della sua maglia. La neve inizia a scendere copiosamente, una vera bufera, depositandosi sui caschi dei professionisti e sulle loro biciclette. Nibali continua a guadagnare sul trio colombiano Uran, Betancur e Duarte che insegue. Più i corridori si avvicinano all’arrivo più la neve si fa fitta, più la risposta di Vincenzo Nibali si fa forte. Lo squalo dello stretto ha voluto lasciare un altro segno su questo Giro d’Italia, affinché l’edizione numero novantasei fosse ricordata per le sue azioni da professionista pulito, per le emozioni che ha saputo regalarci, per il suo sorriso e per il suo pugno alzato al cielo in segno di vittoria, sul traguardo. Per sottolineare che la sua maglia rosa, quest’anno, nessuno sarebbe riuscito a portargliela via. Tutti zitti, c’è solo da ringraziare Vincenzo Nibali (in nome di tutti i suoi colleghi professionisti). Grazie Vincenzo!
Tappa 1° Nibali, 2° Duarte, +17”, 3° Uran, +19”, 4° Betancur, +21”, 10° Majka, +1’04”, 13° Scarponi, +1’14”, 14° Evans, +1’30”.
Classifica 1° Nibali, 2° Uran, +4’43”, 3° Evans, +5’52”, 4° Scarponi, +6’48”, 5° Betancur (maglia bianca sfilata a Majka), +7’28”, 6° Niemiec, +7’43”, 7° Majka, +8’09”, 8° Intxausti (10’26”), 9° Santambrogio, +10’32”, 10° Pozzovivo, +10’59”.
Giacomo Di Valerio
26 maggio 2013