Vincenzo Nibali domina la cronoscalata e blinda la maglia rosa!
Splendida vittoria in maglia rosa per Vincenzo Nibali, che legittima il suo primato con questa inequivocabile dimostrazione di forza e fa capire ai suoi rivali, che se vogliono attaccarlo, possono giusto lanciargli qualche imprecazione, perché in bici non ce n’è per nessuno. La maglia rosa ha vinto con il tempo di 44’29” nonostante la pioggia, anche oggi caduta sul percorso proprio quando toccava ai migliori darsi battaglia. Per rendere l’idea di quanto Nibali sia andato forte, basti pensare che il padrone assoluto di questo Giro è giunto al traguardo vedendo davanti a sé Evans, partito 3’ prima. Secondo di tappa Samuel Sanchez (45’27”) che si è visto scalzare proprio all’ultimo: la sua faccia era tutto un programma. Terzo, bravissimo, Damiano Caruso (45’49”). Stravolta la classifica generale: Evans insegue ora a 4’02”, con un occhio rivolto a Uran, (+4’12” da Nibali), e l’altro a Scarponi, (+5’14”).
Oggi si apre il trittico di tappe che decideranno le sorti di questo Giro d’Italia: cronoscalata di 20,6 km al 5,2%, con pendenza massima del 10%. Fino all’intermedio di Brentonico la salita è molto regolare, poi due sali e scendi, e infine gli ultimi 6 km circa leggermente più difficili, con tratti al 9-10%. Ascesa non impossibile quindi, in cui si possono sviluppare velocità importanti. Gli scalatori puri hanno poco da sorridere, i passisti-scalatori possono concedersi qualche sorriso in più e i velocisti si affidano a Dio. La maggior parte degli atleti utilizza biciclette tradizionali, e se non fosse per la televisione a colori, qualcuno potrebbe avere l’impressione di vedere una replica di una crono del ciclismo che fu, quando i mezzi supertecnologici impiegati oggi nelle prove contro il tempo erano assurdi tanto quanto la teoria eliocentrica. Solo alcuni corridori montano le appendici sul manubrio, pochissimi scelgono la bici da cronometro.
Scena fantozziana alle 15.16: la maglia azzurra dovrebbe partire, ma Stefano Pirazzi non si vede all’orizzonte. Il cronometro della sua prova inizia comunque a scorrere, anche se il laziale è ancora sdraiato sul suo bus, per un’incomprensione con la squadra. Pirazzi prende il via con buoni 5’ di ritardo: fortunatamente per lui nessun problema a rientrare nel tempo massimo, che nelle prove a cronometro è calcolato sul 30% del tempo ottenuto dal vincitore della prova.
La cronoscalata è caratterizzata da diverse sfide nella sfida: c’è la sfida per la vittoria tra Nibali e Nibali (non è un errore di battitura), quella per il podio (Evans-Uran-Scarponi, con l’australiano ora tallonato da Uran (+10”) e dal marchigiano (+1’12”)), e quella della maglia bianca (Betancur-Majka, con il polacco che sfila il primato al colombiano). Per la maglia rosa non c’è storia, e lo si capisce subito dal modo in cui Nibali ha approcciato la sua prova. Al traguardo i distacchi rifilati agli avversari sono veramente importanti: 2’36” a Evans (47’05”), 1’26 a Uran (45’55”) e 1’21” a Scarponi (45’50”). Anche in discesa, subito dopo l’intertempo, Vincenzo Nibali forse nemmeno si accorge che la strada è bagnata, e si fionda ai 70 km/h. Sul tracciato, oggi come dall’inizio del Giro, sono in moltissimi i tifosi dello squalo dello stretto: i “CanNibali”. In corsa, più passa il tempo, più l’acqua scende copiosamente dal cielo ricordando forse a Nibali quella del mare della sua città natale, Messina, galvanizzandolo ancor più di quanto già non fosse. Sul traguardo, collegato con l’ammiraglia, ben consapevole che la vittoria è in tasca, Nibali alza il pugno al cielo, in segno di vittoria, mentre contemporaneamente i suoi avversari chinano la testa verso l’asfalto bagnato. Vincenzo, tutta Italia si raccomanda: la maglia della salute, non dimenticarla mai: solo lei può fregarti!
Giacomo Di Valerio
23 maggio 2013