Benat Intxausti: dopo il giorno in maglia rosa arriva anche la vittoria di tappa!
Benat Intxausti vince la 16° tappa del Giro d’Italia – terzo successo per il Team Movistar – regolando in volata Tanel Kangert (Ast) e Przemyslaw Niemec (Lam). Crolla purtroppo Santambrogio, che perde 2’10” dai migliori e due posizioni in classifica. Intxausti dedica la vittoria a suo nonno e a Xavi Tondo, ex compagno di squadra morto nel 2011 per un incidente domestico.
Dopo il giorno di riposo il Giro d’Italia riparte da Valloire, in Francia, per rimpatriare a Ivrea, dopo 238 km di corsa. Si ritorna nel Bel Paese percorrendo nuovamente il Col du Mont Cenis e ai 18 km dall’arrivo l’insidia che deciderà le sorti della tappa: la salita di Andrate (6,3 km all’8,1%). La frazione poteva essere adatta per una fuga, o per velocisti resistenti in salita: invece si sono scatenati i migliori. Curiosità: ieri nel giorno di riposo Nibali, Evans e Scarponi hanno alloggiato nello stesso Hotel, tutti insieme appassionatamente. Anche queste sono le bellezze del ciclismo: in bicicletta rivali, a colazione insieme, anche se ugualmente rivali; magari cercando di non lasciar trapelare nemmeno un’emozione, ma comunque insieme.
La terza settimana preoccupa tutti i corridori, bisogna strizzare il proprio corpo come un asciugamano bagnato per essere certi di aver utilizzato fino all’ultima goccia di energia disponibile, per non avere poi alcun tipo di rimpianto. Facendo tutti gli scongiuri apotropaici del caso, Nibali sembra in completo controllo della situazione, ma Evans non rinuncia a giocarsi le proprie carte, sapendo perfettamente che “la terza settimana appartiene a un altro livello, è un’altra dimensione, le forze si riducono e il corpo reagisce in modo poco prevedibile. Il Giro è una corsa imprevedibile.”
Dopo 31 km Wilko Kelderman si lancia all’attacco: l’azione infruttuosa di domenica scorsa sul Galibier deve avergli fatto passare un brutto giorno di riposo, e oggi non perde l’occasione per provare a rifarsi. L’Astana fa le selezioni per decidere chi può o non può andare in fuga: caratteristica per risultare idoneo? Essere almeno a 10’ dalla maglia rosa. Così, Damiano Caruso è il corridore più pericoloso che riesce a evadere: 18esimo in classifica a 9’57”. Tra i 22 fuggitivi ci sono molti visi noti sempre all’attacco: l’amicone del gruppo Chalapud, Ludvigsson, Rodriguez, Sella, Navardauskas, Weening, Pirazzi, Herrada e i giallofluo Rabottini e Di Luca.
L’Astana lascia ai fuggitivi un margine di 5’, ma la RadioShack e la Katusha hanno qualcosa da ridire, poiché Caruso e Kelderman, in classifica, potrebbero scavalcare Kiserlovski (11°) e Trofimov (12°). Tra i 22 al comando qualcuno fa il furbo, saltando i cambi: i tatticismi prevalgono e il gruppo guadagna secondi su secondi. Così davanti si susseguono gli scatti per portare via una fuga dalla fuga: meno si è, più facile diventa trovare un accordo. Alla fine riescono a spuntarla in 3: Kelderman, l’indiavolato di giornata, Pate e Sella, su cui rinvengono poi Verdugo, Navardauskas, Pirazzi, Herrada e Bole. Pirazzi scatta appena inizia la salita di Andrate, dimostrando ancora una volta di non essere un drago della strategia, e viene ripreso. Ai meno 21,5 km si muove Scarponi, costringendo gli altri big ad andargli dietro. Rimasti solo i migliori, Kangert, gregario di Nibali, si mette in testa a tirare e per i fuggitivi non c’è più nulla da fare. In vista del Gpm non si vede in gruppo Santambrogio, vittima del paradosso del giorno di riposo, e provano invece a evadere, senza successo, Betancur con Sanchez. Negli ultimi 8 km in pianura iniziano a susseguirsi gli scatti per aggiudicarsi la tappa: dopo vari tentativi la spuntano Kangert, Niemec e Intxausti (Gesink perde le loro ruote per una foratura). All’ultimo chilometro è chiaro che la tappa è cosa loro: Intxausti è bravissimo prima a lasciar scannare Niemiec, che parte lunghissimo e poi si risiede, e poi a sfruttare il momento di impasse per beffare sia lui che Kangert.
Per concludere, buon compleanno a Mark Cavendish, che oggi compie 28 anni. Da sottolineare, invece, la coreografia di una bici umana realizzata da una scuola primaria: bambini in rosa a camminare in cerchio per imitare le ruote; bambini in nero per la catena. Bellezze sempre nuove dal Giro.
Giacomo Di Valerio
21 maggio 2013