Visconti vince la 15° tappa nel ricordo di Marco Pantani!
Giovanni Visconti (Mov), dopo tanti chilometri di fuga, vince il tappone alpino del Galibier (dedicato a Marco Pantani), lui che è nato lo stesso giorno del Pirata. Ancora un secondo posto per Carlos Betancur (Alm), che guadagna la maglia bianca. Terzo Niemiec (Lam), poco dietro tutti i migliori. Invariata la situazione dei big in classifica.
La tappa di oggi arriva a Les Granges du Galibier – Monumento Pantani con un valore simbolico e affettivo fuori dal comune. Si dovevano percorrere 4,25 km di salita in più, ma la neve ha scombussolato i piani della corsa. Così, la decisione della giuria: si arriva al cospetto di Marco Pantani. Nel 1998, il Pirata riuscì a conquistare la doppietta Giro – Tour. In Francia, nella tappa che arrivava a Les Deux Alpes, Pantani attaccò Jan Ullrich sul Col du Galibier a 50 km dall’arrivo, per sfilargli la maglia gialla di dosso, nel punto esatto dove oggi sorge il Monumento alla sua memoria. La telecronaca di De Zan e Cassani fu esaltante: “Potrebbe partire Pantani, se sta bene parte adesso.” “Eccolo, difatti parte! Ecco, parte Pantani, attenzione, l’atteso scatto di Pantani!” “E non risponde Ullrich! Ullrich aveva già dimostrato che quando scatta il Pirata è meglio lasciar perdere.” Marco scattò per vincere quel Tour, e gli unici a tenere il passo furono la sua ammiraglia, la macchina dell’organizzazione e i nostri cuori che pulsavano più del suo. Il tedesco giunse all’arrivo con quasi 9’ di ritardo. Per il Pirata tappa e maglia gialla. Per mezza Italia i salti sul divano ogni volta che Lui si alzava sui pedali, per accompagnare la sua azione. Anche noi tifosi andammo in fuga per 50 km quel giorno, e quella fuga restò nelle nostre gambe, che ancora fanno male ogni volta che il pensiero torna al Pirata.
Il gruppo, anche oggi, sembra intonarsi perfettamente allo spirito della corsa. La tappa non è lunga, ma ci sono tanti chilometri in salita: Col du Mont Cenis (25,7 km, 6,2%), Col du Tèlègraphe (11,9 km, 7,2%) e quindi l’arrivo a Les Granges du Galibier. Tornado al Pirata, e al suo rapporto con le montagne, viene in mente la sua risposta alla domanda di Gianni Mura: “Marco, perché vai così forte in salita?” “Per abbreviare la mia agonia.” Si parte tutti schierati l’uno affianco all’altro, così da occupare l’intera sede stradale. Il segnale è chiaro: si procede tranquilli, senza scatti. Il gruppo procede compatto anche in salita, per allontanare quell’agonia, perché il ricordo di Marco sia finalmente pulito, non tormentato, almeno per qualche momento. Le immagini sono bellissime: il gruppo avanza prepotentemente come un lungo serpentone tra le montagne innevate: così nemmeno le Alpi fanno paura. A 3 km dal Gpm di Mont Cenis, invece, Pirazzi (1° al Gpm) evade dal gruppo, seguito da Chalapud (si aggiungeranno anche Visconti, Rabottini, Bongiorno, Weening e Rubiano Chavez) e cala il sipario sull’agonia. Giusto così, fa parte dello spirito delle montagne: impossibile resistere alla voglia di andare forte, per avere l’impressione di domare la montagna senza esserne risucchiati. I fuggitivi ora assomigliano a dei puntini dispersi tra la neve.
I battistrada insistono nella loro azione, guadagnando fino a 6’ sul gruppo, finché dietro, i Lotto e gli Ag2r La Mondiale si mettono in testa al gruppo. Verso il Tèlègraphe davanti vanno come un treno, letteralmente: un convoglio avanza sulle rotaie alla stessa velocità del gruppetto. Sul Tèlègraphe si registrano i primi movimenti: al Gpm transita per primo Visconti, con 50” su Pirazzi, Weening e Rabottini. Alle loro spalle Gesink, Martinez, Henao, Kiserlowski, Di Luca, Chalapud e Rubiano Chavez a 2’04”, con Herrada poco dietro. Il gruppo a 2’56”. Giunti sul Galibier, i corridori trovano la pioggia ad aspettarli. Per il gruppetto Gesink non c’è nulla da fare, mentre Visconti mantiene il suo vantaggio su Rabottini rimasto solo a inseguire. Dal gruppo si muove Keldermann, bravissimo, mentre un allungo di Scarponi riporta i migliori su Sanchez e Caruso, evasi poco prima. Meno 1.7 km parte Nibali, portandosi dietro tutti i big: anche per Keldermann non c’è nulla da fare. Lo scenario è terribile per i corridori, fantastico per gli spettatori: la neve cade copiosa. Neve, tantissima, ai lati della strada, neve dal cielo. Il siciliano, davanti, stringe i denti a testa bassa e lo scenario da ciclismo eroico riesce a dargli tutte le energie che non ha più nelle gambe. Giovanni Visconti arriva al traguardo in lacrime, accolto dal Pirata, trovando il giorno del riscatto dopo un anno difficile. Congratulazioni al siciliano, che vince la tappa di Pantani con una fuga da lontano, come fece lo stesso Pirata in quel lontano ‘98: “Sono nato lo stesso giorno di Pantani, forse oggi mi ha dato una mano.”
Giacomo Di Valerio
20 maggio 2013