Colonne portanti: parla Ice One

Ciao Seby, ti ringrazio per aver accettato il nostro invito, ti evito da subito domande tipo “come hai iniziato” o “come nasce il tuo nome” possiamo dire che sono domande alle quali hai già risposto in altre interviste presenti sul web.
Il tuo primo disco da solista è datato 1996 (B-Boy maniaco) poi nel 1996 esce “Odio Pieno” con i Colle, non ho intenzione di chiederti un bel ricordo legato a quel disco ma….c’è stato un momento di “acceso scambio” di punti di vista con Simone e Massi?
Per quanto riguarda Odio Pieno ho solo bei ricordi… si lavorava in armonia… Diciamo che in quel caso svolgevo anche il compito tecnicamente detto del fratello maggiore.. ero un po’ una guida… all’ epoca in pochi sapevano come chiudere un disco, e molti lo facevano con l’ausilio di fonici, tecnici e musicisti navigati, io (insieme a Julie P) lo facevo completamente da solo, avendo acquisito con il duro lavoro le skills necessarie per un viaggio del gener. Con Simone e Massimo si trovava soprattutto la quadra sulla scelta della musica, affinchè fosse un giusto compromesso tra quello che amavamo noi, e il livello di comprensione del pubblico. Non sono mai stato un onanista musicale, ne amo gente del genere, la musica è sentimento allo stato sonoro, sennò è solo fuffa e su questo adagio procedevamo… abbiamo fatto musica per gli altri. E’ stato un periodo duro dato che lavoravo come magazziniere in un supermercato, per cui per registrare dovevo sacrificare il mio tempo libero, allo stesso tempo è stato un periodo molto bello perché a nostra insaputa stavamo facendo la storia divertendoci e sperimentando.
Oltre 35 anni di carriera, un numero altissimo di progetti dati alla luce nel panorama dell’hip hop e non solo. Domanda: un progetto del quale sei particolarmente orgoglioso ma che a tuo parere avrebbe meritato maggiore risonanza?
Credo che la musica abbia una vita sua, non ho mai misurato la musica in base alla risonanza. Ci sono dei pezzi da me composti negli anni 80 fatti per essere scoperti nel 2025.. stanno li e aspettano.. poi quando la gente si accorgerà che vengono dal passato, ma sono stati fatti per il futuro, capiranno meglio la mia arte. Non ho fretta; in questi giorni sto componendo musica che uscirà a breve ma diventerà famosa nel 2030.
Ragionare su questo punto non mi è congeniale, direi invece che ogni progetto ha avuto la risonanza giusta proporzionalmente al mio viaggio di ricerca per rendere la mia musica più comprensibile a tutti. Quando sono stato più criptico o ermetico sapevo esattamente che le cose avrebbero preso una certa piega anzi ringrazio tutte le etichette discografiche che hanno creduto anche alle mie proposte più folli.

Rapida occhiata alla scena musicale rap di oggi in percentuale, quanti artisti lo fanno per moda? Quanti solo per guadagno economico? Quanti per amore del genere? Le stesse percentuali inerenti agli anni 90.
La scena musicale di oggi è difficilmente giudicabile se non si tiene conto di quaranta anni di evoluzione musicale dell’Hip Hop. Faccio una precisazione: io non sono uno di quelli che dice che il pubblico non ci capisce niente, che va rieducato etc. Il pubblico è una bestia selvatica che cerca emozioni e le trova dove vuole. Gli artisti che dicono che il pubblico non ci capisce niente sono dei falliti dal primo giorno, semmai sono loro che non hanno musica per la gente… ma un discorso delicato. Oggi i producers che sanno veramente qualcosa di musica sono in pochissimi, esistono software che correggono l’intonazione di un cantante stonato, che corrono di pari passo con software capaci di generare progressioni di accordi e melodie in automatico. I producers di oggi nella maggior parte dei casi sono solo delle interfacce dei software. Le canzoni sono tutte uguali a tal punto che ormai l’elemento che crea il successo è il marketing, l’autobuy (cioè comprarsi da soli con vari escamotage la propria musica così da salire in classifica), le sponsorizzazioni. Il guadagno economico è una cosa giusta da rincorrere, fa parte della vita di un artista come occuparsi del proprio stipendio per un impiegato, chiaramente nelle dovute proporzioni ma ad oggi sulla musica ha preso il sopravvento la rivincita di chi non avendo doti e capacità ha inquinato tutto il meccanismo puntando su valori secondari che con la musica in se non possono competere. Basta vedere questi due anni di lockdown come hanno condizionato le radio: hanno dovuto riprendere in mano la qualità, con tutta la gente a casa non potevano più andare avanti con i loro contenitori spazzatura. Guarda gli artisti commerciali, dove erano durante il lockdown?!?!? Te lo dico io: a contare quante G ha un borsello Gucci…e alla fine non lo hanno nemmeno capito..
Per quanto riguarda la moda può essere positiva in certi casi, come diceva Rakim la moda è un flusso di elementi che possono contribuire a diffondere delle idee tramite il rap. Oggi le idee sono stereotipate, abbiamo dei modelli diffusi nella musica in cui tutti gli artisti ci raccontano il loro problemi, che sembrano sempre gli stessi, sono pochi quelli che rendono queste storie universali ed utili. Sono un accozzaglia di idee, il rap in qualche modo nasce dal “raccontare” ed in una storia c’è un argomento.. un inizio.. una fine.. e qualche volta una soluzione.

Situazione live: il tuo primo live dov’è stato e soprattutto le tue sensazioni prima e dopo aver performato.
Il mio primo Live?
Mi sono esibito come pianista nel 1978 a 12 anni davanti ad una piccola platea di 200 persone circa, suonando la Danza Scozzese di Shubert e La Befana di Shumann. Stare sul palco mi piaceva, poi a 17 anni ho iniziato a rappare con una band funky della mia zona.. gli Onepercent.. anche li ero posseduto di una gran voglia di esibirmi, ho grande pena per chi teme il palco. C’è chi arriva sul palco con l’inferno dentro ma sul palco ci si sale per creare un effetto specchio, tutto ciò che arriva dal pubblico va restituito al pubblico durante un esibizione. Rendere il pubblico protagonista è una dote rara che hanno pochi, si chiama carisma, altrimenti sul palco si diventa come uno che mangia di continuo e non defeca mai, cosa può succedere? Solo un esplosione di escrementi.
Rimaniamo sui live, un aneddoto curioso legato ad un live che ti ha colpito nel bene e per par condicio un live da “non ripetere”
Non ho nessun live da non ripetere, tutti i miei live e i miei dj set mi fanno crescere di continuo, sono ancora un allievo della vita e della musica e come disse uno che la sapeva lunga “La vera perfezione è l’evoluzione continua, che spesso passa tramite l’errore creativo”. Un aneddoto curioso?
Durante un dj set una ragazza mi si avvicina e molto gentilmente mi chiese “ma dopo la metti la gabber.. vero?”
Ice One ha haters?
Non credo di avere haters, almeno non mi si sono mai palesati apertamente. Le critiche che mi sono mai arrivate in 40 anni sono state rarissime ma non le ho mai registrate dato che provenivano da persone che mi avevano mitizzato troppo.

DJ Set: la traccia più “nosense” che ti è stata richiesta durante una performace.
Nel 1982 in uno dei miei primi dj set arrivo un coatto che mi chiese un tango che voleva ballare con la sua donna, mi “allungò” cinquantamila lire come mancia che avevano un potere di acquisto di 150 euro di oggi, mi girai ed in consolle trovai un disco della discoteca dove stavo suonando (all’epoca era usanza dei locali di avere una certa collezioni di dischi basilari), un disco compilation per capodanno, fortunatamente c’era un tango e lo misi senza battere ciglio…mi ricordo che ci feci lo scratch sopra…
Non poteva mancare la domanda “spoiler”, prima della fine dell’anno ci sarà qualche novità?
Si, varie: un nuovo disco della serie Ufology,il volume due, con Aldebaran Records, per dj e producers e conterrà, come il primo volume, tanti effetti scratch rarissimi, beats inediti per lo scratch e per il campionamento. Sto ultimando una versione tipo black album del disco “Iniezione Musicale” fatto insieme alla rapper Cal che è nella mia crew, si tratterà di un album di remix sperimentali, ma di base hip hop e poi tra la fine dell’ anno e l’inizio dell’ anno nuovo altre cose esplosive: una serie di collabo con Amir, William Pascal, Dope One, Mastafive etc… più alcuni emergenti.
Ho avuto modo di vederti all’opera, so che hai una conoscenza musicale a 360 gradi: abbiamo avuto la trap e la drill, quale genere musicale influenzerà l’hip hop nel prossimo futuro?
Credo ci sarà un breve ritorno all’hip hop classico ma con elementi della trap e drill, prima di una nuova mutazione. Il problema sono i testi, sono pochi quelli che fanno “roba” eccezionale. Il mercato in qualche modo, sta soffrendo della mancanza di dignità di un sacco di emergenti che non lavorano più sul potenziarsi ma appena sfornano una “cacatina” la caricano subito in rete, dato che la rete permette a tutti, molto democraticamente, l’esposizione immediata per cui abbiamo internet pieno di immondizia.
Milano-Roma: la scena emergente all’ombra del Duomo sembra essere molto più attiva rispetto a quella romana, perché?
La scena di Milano legata ai nuovi suoni si muove molto ed è una cosa positiva. C’è un fatto da specificare: dopo il 2005 le etichette discografiche che prima trovavano il loro epicentro a Roma, si sono spostate tutte a Milano per cui Roma è rimasta attiva solo nell’ underground. Diciamo che il fattore discriminante è quale filone segui per far pesare la bilancia da un lato, in realtà da Roma escono tanti vinili potenti, da Milano esce molta musica digitale da Spotify: entrambe le cose sono buone..
Grazie mille per il tuo tempo e speriamo di rivederti prestissimo in consolle.