Max Gazzè, quello che davvero la “Musica può fare”

Se ne sentono tante, tantissime di frasi fatte e scritte, di aforismi campati per aria che non hanno né capo né coda: scritte sui libri, sui muri, nei testi delle canzoni. Piene di ragionamenti criptici, che dovrebbero far riflettere e pensare, ma ottengono l’unico risultato di mettere caos nelle nostre menti, già piene zeppe di considerazioni superflue.
Chi invece riesce (e sono proprio pochi) a colpire nel segno con le proprie parole, lo fa tramite la semplicità. Un po’ come è riuscito a fare Max Gazzè questo mercoledì sera, uno stranamente ventoso 13 luglio 2016, al parco della Certosa di Collegno, davanti ad un pubblico enorme e dalle più svariate età, con la sua voce e la sua chitarra.
Nel panorama musicale italiano, si scoprono ogni giorno nuovi talenti, anche se della parola talento non sempre si tratta: giovani, giovanissimi, spesso usciti dai talent, che rischiano di somigliarsi tutti quanti, nell’aspetto e nella loro musicalità. Quando però si ascolta un uomo come Gazzè che, dall’alto dei suoi numerosi anni di carriera, ha ancora quell’aspetto limpido e sincero e che riesce ad emozionare cantando uno dei suoi più grandi successi che parla di musica (“Una musica può fare”), allora l’opinione sui cantautori italiani cambia.
Una sensibilità nei suoi testi, una voglia di voler intrattenere senza far tante pause piene di parole tra un brano e l’altro, la voglia di suonare ininterrottamente per due ore, riproponendo grandi successi degli anni ’90 (“Vento d’estate”, “Il solito sesso”, “Favola di Adamo ed Eva”, “Il timido ubriaco” e molte molte altre), ma anche riuscendo a far ascoltare tutto l’album nuovo.
Un disco in cui le tracce sono una diversa dall’altra, alcune scatenate e piene di ritmo tanto da far saltare tutto il pubblico, altre più lente e melodiche, senza però voler essere smielate; al contrario queste tracce come l’ultima del nuovo album “Verso un altro immenso cielo”, provocano quella piacevole pelle d’oca sulla pelle, benché sia molta musica e poche parole, quasi fosse una traccia da colonna sonora di un film, di quelle che chiudono con i titoli di coda e che usciti dalla sala sembra di aver assistito a 5 minuti di pura estasi.
Una voce graffiante e potente, che lascia ammutoliti tutti quando a cantare è solo lui durante l’esibizione del brano “Il bagliore dato a questo sole”, che termina con la sua sola chitarra e che scatena un boato di applausi tra la folla. A Collegno quella sera tirava un’aria fin troppo fresca per essere metà luglio, in Piemonte: ma ascoltando Max Gazzè cantare, saltando al ritmo di canzoni come “La vita com’è” e cullandosi con le altre, il cuore e l’anima si sono sicuramente scaldati e coccolati per tutta la serata.
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