Intervista ad Andrea Morandi sul nuovo album degli U2, “Songs of Innocence”
Il nuovo album degli U2 “Songs of Innocence” ha fatto parlare molto di sé. Probabilmente per la modalità con la quale Bono&Co hanno deciso di pubblicarlo: gratis nelle librerie Itunes del nuovo Iphone 6. In molti si sono lamentati di questa strategia concordata dalla band con Tim Cook, Amministratore delegato di Apple e successore di Steve Jobs con i quali gli stessi U2 realizzarono l’Ipod U2 Special Edition. Il punto è che dopo le critiche e le scuse di Bono apparse in un video sul web, è musicalmente un gran bel prodotto.
Per parlare di questo disco e dei suoi segreti, ho coinvolto direttamente il giornalista Andrea Morandi, autore del libro “U2 – The Name Of Love” e grande esperto della band. Durante la giornata in cui gli U2 sono stati ospiti alla trasmissione “Che Tempo che Fa” condotto da Fabio Fazio, Andrea ha avuto l’opportunità di pranzare e di chiacchierare amichevolmente con Bono e The Edge che hanno divulgato alcune curiosità sull’album e sui nuovi progetti in cantiere.
Dunque Andrea, il 2014 segna il ritorno sulla scena di due grandi band: i Pink Floyd con “The Endless River” e gli U2 con “Songs of Innocence”, primo album di un progetto che ne prevede un altro “Songs of Experience”. Un album che all’improvviso molti utenti Apple hanno trovato disponibile gratuitamente sul proprio telefonino. Dopo le scuse pubbliche di Bono che suonano come un’ammissione di colpevolezza, ritieni azzardata questa strategia alla quale si è opposto ferocemente, tra gli altri, il leader dei Black Sabbath Ozzy Osbourne?
“Onestamente no, anche perché si è polemizzato troppo senza ricordare che Songs Of Innocence si doveva cercare e scaricare sul proprio iTunes, non appariva improvvisamente sul device. Anzi, in molti, soprattutto tra i fan degli U2, hanno addirittura avuto problemi a scaricarlo perché non riuscivano a trovarlo su iCloud. Le scuse in realtà credo siano state una mossa di Bono per fermare definitivamente le polemiche perché durante l’intervista che ha fatto a Milano prima dell’incontro televisivo da Fazio ero piuttosto perplesso, lo ha ammesso, da tutto il clamore suscitato. Detto questo, la Apple non ha pagato gli U2 e Songs Of Innocence 100 milioni di dollari perché sono un gruppo amico o perché ha sbagliato mossa, ma perché, dati alla mano, ha visto che l’ultimo tour degli U2 ha staccato quasi 8 milioni di biglietti e a Cupertino sanno bene che Bono e soci garantiscono accesso a un pubblico di tre generazioni, dai sessantenni al sedicenne. Quale altro artista oggi è tanto trasversale?».
Gli U2 sono famosi anche per la loro versatilità, la capacità di mutare pelle e tuffarsi in progetti musicali e territori musicali sperimentali da esplorare, la Vorsprung durch Tecnik di Zooropa ad esempio. Come vedi questo nuovo album, come un ritorno alle origini o come il risultato di un percorso che potrà ancora stupire?
«Entrambe le cose. La fonte da cui nasce Songs Of Innocence è senza dubbio il passato, gli anni Settanta a Dublino, il momento in cui quattro ragazzi senza la più pallida idea del futuro hanno iniziato a sentirsi una band. Non a caso una parte del disco, quella centrale che include Cedarwood Road, Raised by Wolves e Volcano ha sonorità che richiamano palesemente le prime cose, crude, degli U2, tra Boy e War. Non credo che in futuro però assisteremo a mutazioni sonore tipo Passengers o Pop, su questo Edge è stato piuttosto esplicito: ciò che conta ora è la forma canzone».
Qual è secondo te il pezzo migliore dell’album? E soprattutto sai a quale pezzo la band è più affezionata?
«Dico Cedarwood Road, e non perché oggettivamente sia il migliore – forse è Sleep Like A Baby – ma perché quel brano, che prende il titolo dall’indirizzo della casa paterna di Bono, è la porta per accedere a Songs Of Innocence, sia dal punto di vista del suono che del testo. Se capisci quella canzone, se ci riesci a entrare dentro, allora il resto viene lentamente da sé. Per quanto riguarda la band, Bono ha chiaramente detto che Iris (Hold Me Close), dedicato alla madre morta quarant’anni fa, nel settembre del 1974, è inevitabilmente quello a cui è più legato».
Che ne dici di The Crystal Ballroom esclusa? Eppure, sembra essere un pezzo molto forte.
«The Crystal Ballroom è uno dei migliori brani usciti dalle sessioni di Songs Of Innocence, un altro viaggio nel passato visto che fa riferimento a un locale, il Crystal Ballroom appunto, poi trasformatosi nel McGonagles su South Anne Street a Dublino, in cui si incontrarono per la prima volta i genitori di Bono. L’idea è che sia stata messa sul disco della deluxe proprio per rendere appetibile il secondo CD, altrimenti sarebbe stato il singolo perfetto, di molto superiore a The Miracle».
Ascoltando attentamente il nuovo disco, si ha l’impressione che questo sia un lavoro molto ricercato, possiamo considerare questo uno dei dischi migliori del quartetto irlandese?
«Qui si apre un dibattito ancora in corso. C’è chi sostiene sia un disco irrilevante e addirittura imbarazzante, e chi invece sostiene sia un capolavoro. Non è nessuna delle due cose, ma, oggettivamente è un buon disco, molto compatto, con un’unità tematica molto forte e almeno sei grandi pezzi. Non a caso molte testate straniere, dal New York Times a Rolling Stone passando per Mojo – che non ha mai amato gli U2, anzi – hanno attribuito a Songs Of Innocence quattro o addirittura cinque stelle. Il disco c’è, bisogna sentirlo però. Non solo ascoltarlo».
Qual è il significato della copertina dell’album?
«L’immagine di Larry Mullen, il batterista della band, abbracciato al figlio, Elvis, nato nel 1995, ha diversi livelli di significato. La protezione del passato nei confronti del futuro, ma anche la protezione dell’innocenza, uno stato di grazia che va custodito attentamente. Il tatuaggio sul braccio di Mullen è un tribale dei Pawnee, popolo dei Nativi Americani, che sta a significare proprio “protezione dell’innocenza”.
Si è parlato molto della produzione affidata a Danger Mouse. La band è stata legata per molti anni al duo Eno – Lanois, quanto ha influito sul loro sound questa nuova collaborazione?
«Eno e Lanois non sono solo produttori, sono nel giro degli U2 esattamente da trent’anni, dai tempi di The Unforgettable Fire, e sono più dei componenti aggiunti del gruppo – basti ricordare i Passengers in cui Eno era il quinto U2 – che semplici produttori. Per questo per Songs of Innocence Bono & C. hanno voluto Danger Mouse e produttori con cui in linea di massima non avevano mai lavorato, per mantenere il suono che avevano pensato e non essere influenzati».
Ho letto sulla tua pagina FB che durante il pranzo a Chiaravalle è venuto fuori il discorso Talent Show. Cosa ne pensano esattamente?
«Bono ha raccontato che suo figlio quindicenne Elijah li odia, non sopporta American Idol perché “fingono tutti” mentre lui è più tiepido a riguardo, non è necessariamente contrario. Edge invece ha ricordato come la storia degli U2 inizi proprio da un talent show indetto nel 1978 da una marca di birra irlandese, la Harp, a Limerick».
I fans si aspettano un tour per la promozione del disco, pensi che sia possibile che la pubblicazione di “Songs of Experience” possa avvenire durante il tour proprio come fu per Zooropa durante lo Zoo Tv?
«A precisa domanda, Bono me lo ha confermato. L’idea è proprio quella di fare come Zooropa, pubblicato nel luglio del 1993, venti mesi dopo Achtung Baby. Seguendo questi tempi, Songs of Experience dovrebbe uscire a febbraio 2016 sempre con la Apple, ma con un’altra applicazione studiata apposta e assolutamente inedita».
Dobbiamo aspettarci un tour indoor, come evocato spesso da Bono oppure ci sarà un altro tour colossale come il 360° che farà il giro degli stadi? Oppure è lecito aspettarsi una via di mezzo, ovvero un tour che prevede entrambe le cose?
«Edge ha spiegato che l’idea è allestire due show da portare in giro contemporaneamente, partendo però indoor perché gli U2 hanno voglia di vedere i fan in faccia, di suonare in una dimensione più intima. Ovviamente questo comporta problemi logistici, in Italia significherebbe fare il Forum di Assago per cinque date consecutive per esaurire la richiesta di biglietti. Non è facile».
Anni fa, la band dichiarò in un’intervista: “I nostri occhi sono aperti oltre il limite di ciò che circonda”. Avendo parlato con Bono e The Edge, hai avuto la sensazione che sono ancora così curiosi?
«Molto. A un certo punto Bono ha proprio detto che nei prossimi anni ne vedremo delle belle. Sono molto carichi e molto concentrati sulla musica da fare, lo stesso Edge ha detto che sono ancora loro i primi a meravigliarsi della musica che fanno. Ha detto che in fondo gli U2 sono come un prestigiatore con un cilindro in mano: sanno che là dentro da qualche parte c’è il coniglio eppure ogni volta che lo tirano fuori si meraviglia».
Cosa prevedi nel futuro per la band? È probabile che possano continuare a stupirci come i Rolling Stones ? Come dire che questo fuoco irlandese sia davvero “Unforgettable” dopo anni?
«Sul paragone con i Rolling Stones si apre un altro dibattito: da quanto gli Stones non fanno un disco rilevante e mettono in scena solo il loro mito? Da quanto Jagger e soci non riescono a sorprendere? Da molto tempo, da più di vent’anni, a essere generosi. Lo stesso non si può dire degli U2, un gruppo che – comunque la si pensi – ha ancora molta benzina nel serbatoio».
Per seguire Andrea Morandi: Twitter.com/morandi_andrea
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Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
20 Ottobre 2014