La nu-dance di cmqmartina, una fusione tra l’esigenza di scrivere e di far ballare di sé

È fuori per Sony Music Italia se mi pieghi non mi spezzi, il nuovo singolo di cmqmartina, cantautrice di Monza classe ‘99. Dopo l’album di debutto DISCO, tautologia della sua attitudine musicale, Martina continua il percorso intrapreso tra elettronica e dance all’insegna delle atmosfere anni ’80 e ’90, strizzando sempre l’occhio però anche al cantautorato italiano. Come in un puzzle, ogni pezzo ci aiuta a conoscerla meglio e a capire una parte nuova di lei che si aggiunge all’insieme. Tra zone rosse e arancioni abbiamo cmq scambiato quattro chiacchiere al telefono con la stella nascente della nu-dance, ecco la nostra intervista.
Ciao, Martina! Oggi esce su tutte le piattaforme il singolo se mi pieghi non mi spezzi, un altro tassello del tuo nuovo album. Parlaci del pezzo.
Certo. Ho scritto questo brano qualche mese fa, in un momento un po’ buio della mia vita, in cui stavo piano piano riscoprendo me stessa, per ricordarmi che domani è un altro giorno, anche se sembra stia andando tutto a rotoli. Mi serviva un po’ di coraggio, capire che c’è sempre un’altra possibilità futura. Spero di essere d’aiuto, nel mio piccolo, anche a chi lo ascolta e sta affrontando le mie stesse situazioni e ha perso la voglia di riprovare.
Nu-dance o Nu-disco, in ogni caso un ritorno agli anni ’80 e ’90. Può sembrare anacronistico guardando la tua generazione. Ma i tuoi ascolti coincidono anche con quelli dei tuoi coetanei?
Io ascolto veramente qualsiasi tipo di musica, perché mi piace anche ricercare cose magari un po’ più particolari. Mi avvicino anche a generi che non mi piacciono, semplicemente per cercare di capirli di più. Nella mia playlist c’è di tutto, dall’indie contemporaneo alla musica elettronica francese e tedesca. Cerco di spaziare tanto, sebbene in vetta ci sia sempre il cantautorato italiano vecchia scuola. In casa mia, infatti, c’è sempre stata un sacco di musica e da piccola ascoltavo De Gregori, Celentano, Mina e Battisti.
Ricordo infatti proprio la cover de Il mio canto libero a X Factor, ma penso anche alla citazione in lasciami andare! de La prima cosa bella di Nicola Di Bari, una canzone che ti ricorda tua nonna. Come mai? Raccontaci.
Esattamente, mi ricorda lei perché è la sua canzone preferita e me la canta sempre sin da quando ero bambina. Per un periodo avevo rimosso questo ricordo, poi me l’ha ricantata ed è avvenuta la svolta. Lei è una delle persone più importanti della mia vita, per cui sono molto affezionata al brano e ho deciso anche di tatuarmi una citazione. Inoltre, ho scelto di cantarla a X Factor e, appunto, l’ho inserita in lasciami andare!
Brano che ha visto alla regia del videoclip Francesco Quadrelli, con uno spaccato di vita che ricorda molto Voglio vederti danzare di Prezioso e Marvin, è voluto? Cosa dobbiamo aspettarci dai futuri video?
In realtà è proprio una casualità, ma ora che ci penso è vero, ritroviamo la stessa atmosfera. La regia di Francesco Quadrelli mi accompagnerà anche nei prossimi videoclip, a partire da se mi pieghi non mi spezzi. Rimarrà intatta la dimensione del ballare, che è parte di me, e ritroveremo un filo conduttore che tiene uniti tutti i miei pezzi e crea un collegamento anche visivo tra loro. Mi piace unire nei videoclip la mia esigenza di scrivere con la mia esigenza di ballare, due caratteristiche che mi fanno stare veramente bene.
Balliamo tutti da anni con Gabry Ponte, Gigi D’Agostino, Franchino e tanti altri, tra cui anche Battiato. Chi ti ha ispirato maggiormente?
Ho ascoltato tanto Franchino e ancora di più Franco Battiato, che mi ha aperto un mondo. Secondo me, lui ha rivoluzionato la musica elettronica in Italia, varcando confini e tracciando la strada a tutti quelli che sono venuti dopo. È sicuramente lui la mia più grande fonte di ispirazione musicale.
Infine, se mi pieghi non mi spezzi vede la collaborazione con Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari. Possiamo immaginare un featuring?
Mai dire mai, siamo molto amici e stiamo lavorando ancora insieme per alcuni progetti, per cui vedremo cosa ci riserverà il futuro.