Crotti B. Come Diabolik, ladro di parole a Clerville

È uscito Clerville, il singolo di debutto del giovanissimo Crotti B, all’anagrafe Cristian Cavalli. Rapper milanese dall’animo malinconico e serotino, ispirandosi al noto ladro dei fumetti nato nel 1962 dalla mano di Angela Giussani, rievoca con nostalgia alcuni ricordi d’infanzia e li rende sempiterni con la sua musica. Clerville è un po’ come tornare a essere bambini, è diventare un alter ego dello stesso Diabolik ma in campo musicale: un ladro di parole, di mode, di cuori e di pensieri. L’abbiamo intervistato.

Ciao, Cristian! Iniziamo subito da Clerville. Parlaci del pezzo.
Ciao! Il testo è nato durante una notte insonne. La nostalgia dell’infanzia ha rievocato nella mia mente alcuni ricordi di quando da bambino insieme a mio nonno (che da poco è scomparso) leggevo i fumetti di Diabolik, il famoso ladro di Clerville. Questa cittadina un po’ surreale, la cui tranquillità è continuamente turbata dal personaggio di Diabolik mi ha ispirato. Da qui è nato quindi il brano, che rende eterno un momento della mia infanzia e lo rinnova nella memoria ogni volta che lo ascolto, facendomi tornare piccolo. Nei panni di Diabolik, come un ladro, anche io spezzo la routine del quotidiano e faccio ciò sembra inaspettato, combattendo contro il politicamente corretto e il perbenismo.
“Taglio i fili col mondo”, cito da Clerville. Cosa non va nella società attuale?
Non sono assolutamente contro le autorità, ma comprendo che a livello generazione c’è qualcosa che non sta prendendo la giusta strada. Taglio i fili col mondo quindi chiudendomi in me stesso ed evitando un telefono senza fili che dalla parola amore porta paradossalmente all’odio. L’incomprensione generale è il grande male della nostra società.
Perché Crotti B?
Sin da bambino il mio soprannome era “Cri”, diminutivo di Cristian. Crescendo si è passato a “Cry”, termine che richiama anche la mia vena un po’ serotina e malinconica. Una sera, invece, dopo un bicchiere di troppo è iniziata una gara di soprannomi e lì è nato “Crotti”, tra amici, casualmente. La “B” è più personale, lascio una libera interpretazione per ora.

Se dovessi pensare a una futura collaborazione…
Ti direi Blanco, un artista di Brescia che proprio in questi giorni sto ascoltando parecchio. È una domanda che calza a pennello.
Che ne pensi, invece, della situazione attuale del rap in Italia?
Penso che ci siano troppe cose un po’ sui generis. Nel senso che si tende a strafare, a risultare trasgressivi a tutti i costi, inneggiando alla sregolatezza estrema e trasmettendo messaggi spesso sbagliati. La musica è un manifesto, deve essere quindi anche educativa, dare un consiglio o un insegnamento per le nuove generazioni, non istigare alla violenza o idolatrare le droghe. Oggi si è spostata la direzione della corrente, il vero anticonformismo è essere normali.
Idee per il videoclip di Clerville?
Sì, pensavamo di realizzare qualcosa di carino che vedesse me nei panni di Diabolik, in una visionaria Clerville. Speriamo che la situazione sanitaria nazionale migliori, in modo da riuscire a portare a compimento il progetto e soprattutto superare finalmente questo momento delicato e difficile.