Vespro. L’introspezione e il pop malinconico di Mediterraneo
È fuori Mediterraneo, il primo EP di Vespro, nome d’arte di Emanuele Daniele Ruffo. Napoletano classe ’96, Vespro è un animo pop malinconico e nostalgico che con le cinque tracce di Mediterraneo vuole mettersi a nudo pubblicamente, tra introspezione e intimità.
Prodotto da OMAKE, l’album è lo specchio delle emozioni dell’artista, una serie di brani uniti dal filo rosso delle insicurezze e delle fragilità. Ma Vespro è molto altro, è anche simbolo di coraggio. Dopo l’esordio con il rap, il cantautore napoletano vira infatti verso un genere ancora da lui inesplorato e più melodico, che dia ampio spazio anche alle sonorità r&b ed elettroniche. L’abbiamo intervistato.
Ciao, Emanuele! È uscito Mediterraneo. Descrivici il disco.
Mediterraneo è il frutto di un lavoro che ha avuto la sua origine un po’ di tempo fa. Sarebbe dovuto uscire in primavera, al termine di un anno di gestazione in collaborazione con OMAKE. La situazione sanitaria nazionale ha rallentato i piani e l’album ha visto la luce a ottobre. Il disco nasce dalla volontà di tirar fuori un progetto nuovo in cui è al centro l’introspezione e la conoscenza di sé. Rispetto ai brani usciti in precedenza, quelli di Mediterraneo arrivano realmente al nocciolo della questione e pongono l’accento su alcuni periodi bui che ho affrontato.
“Mi sono sentito sempre fuori luogo”, cito da Anch’io. Dov’è il tuo posto? Cos’è per te casa?
Non ho ancora trovato il mio posto, ma posso dirti che ci sono alcuni luoghi non propriamente fisici in cui mi ritrovo davvero a casa. Sono a mio agio insieme a determinate persone, esistono situazioni che mi permettono di sentirmi al sicuro. Tanti piccoli posti chiamerei casa, sebbene non siano veri luoghi fisici.
Dal rap alla musica pop. Come mai questo passaggio?
Quando ho iniziato a rappare da adolescente, prediligevo sempre i ritornelli e le parti più melodiche. Il rap era uno scudo, perché non credevo di essere in grado di cimentarmi in un altro genere, ma è il pop a caratterizzarmi a pieno e a permettermi di esprimermi in toto. OMAKE è stato decisivo, mi ha aiutato a comprendere le mie possibilità e a rischiare con questo nuovo sound.
Vespro. Sei un animo serotino?
Sì sì, assolutamente sì. Devo ammettere di ritrovarmi completamente in questo nome, anche se quando l’ho scelto non avevo fatto caso al legame con il lato di me un po’ malinconico e nostalgico.
E come è avvenuta la scelta?
Era il periodo in cui stavo iniziando a fare rap, avevo 15-16 anni e stavo cercando un nome per il mio progetto musicale. Ero in classe e il professore di ginnastica stava parlando di un suo collega di cognome Vespro. Quando l’ho sentito, ho capito subito che doveva essere per forza quello il mio nome d’arte, come se fosse stato lui a scegliere me e non viceversa.
Infine, pensiamo al futuro. Cosa hai in serbo per noi?
Tante idee, sebbene la situazione attuale non ci consenta di fare progetti sia a breve sia a lungo termine. In ogni caso sto già lavorando e spero di riuscire a pubblicare nuova musica nei prossimi mesi, in attesa di suonare finalmente live.