Marco Ligabue. Un po’ di sana nostalgia tra via Emilia e blue jeans
Trent’anni di carriera per Marco Ligabue, emiliano DOC, artista cullato dalla musica sin dall’infanzia. Animo gioviale, battagliero e rock and roll, Marco è sempre pronto a mettersi in gioco con nuove e stimolanti avventure. Nato musicalmente con la prova giovanile e fresca dei Little Taver, è con i Rio che inizia davvero a fare sul serio all’interno del panorama musicale e discografico. Conclusa l’esperienza con la band, nel 2013 decide nuovamente di rischiare e si espone in prima linea con un progetto da solista, spogliato dalle paure e pronto a mostrare in toto sé stesso.
Oggi torna con Tra via Emilia e blue jeans, un album che racchiude grandi successi e non solo, un recap della sua vita musicale e personale, un momento di sana nostalgia. Alla soglia dei cinquanta, Marco vuole raccontare i suoi primi trent’anni di musica con un progetto profondamente autobiografico. Tra amore, canzoni e tanto rock and roll, il disco ripercorre il suo viaggio nella musica. L’abbiamo intervistato.
Ciao, Marco! Tra via Emilia e blue jeans, una raccolta di trent’anni di musica. Cosa diresti oggi al Marco del passato?
Gli direi “buttati, vedrai che funziona!”. In questi trent’anni ho sempre avuto il coraggio di rischiare, ogni giorno ho deciso di provarci, non sapendo a cosa stessi andando incontro. Oggi posso dirti che ne è valsa senza alcun dubbio la pena. Questa mia indole mi ha consentito infatti di aprirmi verso nuovi orizzonti e di dare ampio spazio alla creatività.
Come sei cambiato in questi anni?
Nella musica ho attraversato tre fasi differenti. Tra i venti e i trent’anni, ho fatto parte di una band locale di Correggio, i Little Taver, un gruppo molto rock and roll e ironico, una sorta di Blues Brothers dell’Emilia. Ci interessava soltanto suonare, divertirci e far divertire il pubblico con la nostra musica, non avevamo grandi pretese. È stato un periodo di spensieratezza e giocosità, tipico di quella fascia di età. Dopodiché ho avuto il decennio con i Rio, con esigenze musicali e artistiche diverse. Ho iniziato a scrivere canzoni e a occuparmi di arrangiamenti, è stato un viaggio bellissimo. A quarant’anni è giunta poi la terza fase. A un certo punto, passati tanti anni nelle band, ho sentito l’esigenza e la voglia di metterci la faccia, vincendo la paura di scendere in campo in prima persona. Essere il fratello di una grande star italiana a volte mi ha anche bloccato dal compiere il salto, ma alla fine ho deciso di rischiare. Questa fase da cantautore è stata molto liberatoria, ero solo e senza filtri, potevo dare tutto me stesso nelle melodie e nei testi. C’ero io, su un palco. Ho scoperto aspetti di me che ancora non conoscevo, mi sono messo a nudo.
Dicci qualcosa del brano inedito.
Tra via Emilia e blue jeans è vitale, passionale e nostalgico. Guardando alcune foto del passato è nato il testo della canzone, tra sana nostalgia e ricordi di un tempo.
Il tuo primo ricordo d’infanzia collegato alla musica.
Ho ancora in mente il primo ricordo. Da piccolo andavo nel locale dei miei genitori, il Tropical, una delle prime balere della zona in cui si sono esibiti anche i grandi come Pavarotti, Ivan Graziani, Guccini, i Pooh. Mi ritrovavo nel locale e cercavo un po’ di capire cos’era la musica, cosa stava succedendo intorno a me. L’altro momento topico è stato invece quando ho preso in mano per la prima volta la chitarra, a 15 anni. Da lì è stato amore per tutta la vita.
Nel videoclip di Tra via Emilia e blue jeans definisci la tua terra un posto magico senza tempo. Come mai?
Con l’Emilia ho sempre avuto un rapporto meraviglioso, mi sento emiliano DOC dentro. Il popolo che abita questa terra è molto operativo, ha il sorriso sulle labbra, è ironico e conviviale, sa unirsi nelle difficoltà. Questa è una delle caratteristiche che preferisco. Quando qualche anno fa un terremoto ha colpito l’Emilia, la gente ha dimostrato la propria solidarietà, scendendo in campo in maniera concreta e offrendo un aiuto a chi ne aveva bisogno. Ne siamo usciti insieme! Io mi ritrovo a pieno nello spirito emiliano, operoso e goliardico.
La musica non si ferma. Parlaci del tuo progetto di instore online.
Sì! Ho sempre amato il contatto con il pubblico, ma oggi i tempi non ci consentono di organizzare live e incontri in presenza. Ci tenevo però a raccontare il mio progetto musicale e a incontrare chi è a casa, per farci compagnia e conoscerci meglio. L’idea degli instore online mi consente di dialogare con i miei ascoltatori, parlare di musica e di passioni, rispondere alle loro curiosità e fargli anche io delle domande. Sono già tante le prenotazioni e stiamo cercando di organizzare bene il tutto, così da riuscire a incontrare virtualmente tutti e trascorrere una mezz’oretta insieme.