Intervista a Ganoona. Liberarsi delle Bad Vibes attraverso il realismo magico
Il protagonista dell’intervista di oggi è Ganoona, cantante italo messicano che mescola nella propria musica atmosfere latine e influenze europee, creando un prodotto in cui sonorità black incontrano hip-hop, RnB e soul, raccontando spaccati di quotidianità con un linguaggio magico.
L’ultimo singolo di Ganoona dal titolo Bad Vibes è lo specchio di un mondo smagnetizzato dalla tecnologia, in cui si cerca di salvaguardare i rapporti umani senza farsi sopraffare dall’automatismo e preservando l’intimità del contatto con l’altro. Imprigionato dalle Bad Vibes, l’uomo deve quindi impossessarsi nuovamente della propria realtà, spinto dal forte desiderio di libertà personale.
Ciao, Gabriel! Iniziamo da Bad Vibes, parlaci del brano.
Il pezzo è nato un po’ di mesi fa, in un periodo non proprio felicissimo della mia vita. Varie situazioni lavorative e alcuni rapporti interpersonali mi facevano sentire ingabbiato e frustrato, da qui ha avuto la sua origine Bad Vibes, nato piano e voce. Ogni mio testo è una fotografia di un momento e di una sensazione, anche questa volta è stato così.
Il videoclip è uno specchio del desiderio di libertà nello sfondo della quarantena. Com’è nata l’idea?
Sono sempre stato un appassionato di danza, inoltre la mia ragazza è una ballerina, quindi sono praticamente inserito all’interno di questo mondo. Non vedevo l’ora di coinvolgere dei performer in un mio progetto e con Bad Vibes è arrivata finalmente l’occasione giusta per farlo. Il desiderio di libertà del brano è stato raccontato da ognuno dei performer in maniera differente, con luci e stili diversi, creando un mosaico di intimità collettive che mi ha davvero emozionato. Il videoclip ha visto la luce grazie al lavoro di montaggio di Lorenzo Chiesa e alla collaborazione con la coreografa Ambra Apfel.
“Mi sveglio e il telefono mi smagnetizza il cuore”, cito Bad Vibes…
Sì, l’idea di questo verso nasce da una mia autocritica relativa all’uso eccessivo della tecnologia. Mi ero accorto che in quel periodo, al risveglio, il mio primo pensiero era accedere a un social, facendomi quindi svegliare da un mondo effettivamente finto e che ti smagnetizza dalla realtà. La mia scrittura è una sorta di realismo magico, in cui alla componente quotidiana si aggiunge un linguaggio figurato e immaginifico.
La tua origine italo messicana influenza i testi e la tua produzione musicale?
Sì, il fatto di essere italo messicano ha condizionato la mia vita da sempre. I miei primi ascolti sono stati infatti latini da parte di mio padre ed europei da parte di mia madre, sono cresciuto quindi in questa atmosfera formata da due sonorità molto distanti tra loro. Chi ha una doppia provenienza sperimenta sulla propria pelle un senso di incompletezza perenne, che ti porta spesso a dover decidere da che parte stare. Io ho deciso di non scegliere e quindi nella vita mi sento spesso frammentato tra queste due realtà. La musica ha fatto da ponte, nei miei brani infatti le due anime si mescolano e mi sento intero.
Immagina una collaborazione…
Mi piacerebbe collaborare con altri artisti che come me uniscono nella propria musica la componente italiana con quella latina. Vorrei consolidare la fratellanza tra tutti gli artisti che fanno parte di questa corrente che ancora non esiste ufficialmente ma che sta muovendo i primi passi per conquistare un suo posto nel panorama musicale contemporaneo.
Progetti futuri?
A breve uscirà sicuramente un altro singolo, ma intanto stiamo completando il disco che speriamo possa vedere la luce al più presto, entro la fine dell’anno.