Intervista a Bartolini: “Penisola sarà qualcosa di diverso, più pop e sperimentale”

Il protagonista della nostra intervista di oggi è Bartolini, cantante di origine calabrese nato nel 1995. La Calabria, Roma e Manchester sono le tre tappe fondamentali che hanno segnato il suo percorso di crescita umana e musicale, caratterizzato quest’ultimo da un insieme armonico di britpop, new wave d’oltreoceano e cantautorato pop all’italiana.
Dopo l’EP d’esordio BRT Vol.1 (2019), i brani Non dirmi mai e Lunapark hanno anticipato la pubblicazione del nuovo album dell’artista, Penisola, in uscita il 3 aprile. Bartolini promette un disco nuovo, più personale e maturo, in cui la parola chiave è sperimentare. Testi intimistici e sound dinamico si mescolano in un viaggio introspettivo che Bartolini compie attraverso i suoi pezzi, con l’intento principale di cercare l’altro e trovare un contatto con l’esterno. Non bisogna infatti chiudersi nel proprio guscio, non essere un’isola.
Ciao, Giuseppe! Il 3 aprile uscirà Penisola. Cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo album?
“Penisola” è un disco sicuramente diverso dall’EP uscito lo scorso anno, sia dal punto di vista musicale che testuale. Lo sento in qualche modo più pop e sperimentale rispetto alle cose uscite in passato e il lavoro compiuto sui testi è stato più lungo. Sento di essermi un po’ staccato dalle influenze musicali che mi hanno formato per cercare una mia forma personale. Non so cosa aspettarmi sinceramente, posso solo dirti che non sarà il solito Bartolini.
“Io non volevo diventare grande”, riprendo Non dirmi mai; è così? Ti spaventa e ti condiziona pensare al futuro?
Sì, molto. In realtà la frase originale era “da bimbo voglio diventare grande” proprio per sottolineare la mia immaturità, il mio sentirmi ancora quasi un neonato in alcune situazioni della vita, ma poi in studio ho deciso di cambiare. Prima mi spaventava molto di più, ora sto imparando a convivere con questa cosa.
In Ferrari invece dici “Sei troppo timido, mi sembri un morto a galla”. Descrivici il tuo carattere.
Io sono molto timido e chiuso, dipende dalle persone e dall’ambiente. Se sto nel giusto mood sono il primo pagliaccio ma quando c’è qualcosa che mi inibisce sono anche capace di non parlare per ore. Con gli anni sono migliorato in questo, credo. Quella frase fa riferimento in modo particolare a com’ero da piccolo.
“Hai tutta la vita per viaggiare, vivere e ricominciare”. Dalla Calabria a Manchester, passando per Roma. Quale città è la tua casa?
Avendo vissuto quasi tutta la mia vita in Calabria, il mio “nido” è lì, così come tutte le immagini e i ricordi che tornano alla mente quando scrivo. In questi ultimi anni però sono riuscito a trovare una connessione tra Manchester, Roma e Trebisacce, il mio paese di nascita. Ovunque vada mi sento a casa. Roma, ovviamente, è il mio quartier generale.
Infine, la prossima meta (post quarantena)?
Quando finirà tutto questo periodo assurdo andrò sicuramente per un po’ di tempo in Calabria dalla mia famiglia. Quest’estate vorrei invece passare del tempo in Sicilia, zona Siracusa, che a me piace molto. Anche la California, ma magari il prossimo anno.
Di seguito il video del pezzo ultimo nato di Bartolini, Lunapark…