Pippo Calò, il “cassiere di Cosa nostra”, ricoverato ad Ascoli Piceno
Il Boss era stato operato il primo maggio scorso nell’ospedale Lancisi di Ancona, in seguito a una crisi cardiaca
E’ ricoverato presso l’unità operativa di cardiologia e terapia intensiva coronarica dell’ospedale generale provinciale C. e G. Mazzoni di Ascoli Piceno, il boss della mafia siciliana Giuseppe Calò detto “Pippo”. Il mafioso, definito dagli inquirenti una delle menti finanziarie della “Cupola” di Cosa nostra, tanto da meritarsi l’appellativo di “Cassiere” perché fortemente coinvolto in attività di riciclaggio di denaro sporco per conto di numerose “famiglie siciliane”, si era sentito male il 30 aprile scorso all’interno della sua cella, nella casa circondariale di Marino del Tronto e da qui ricoverato nel nosocomio ascolano per una sospetta crisi cardiaca.
Confermata la diagnosi, i medici ne avevano richiesto il trasferimento d’urgenza presso il reparto di cardiochirurgia dell’ospedale cardiologico G.M. Lancisi di Torrette, dove gli erano stati impiantati quattro by-pass coronarici. Superata la fase post-operatoria, dopo circa quindici giorni di degenza nel policlinico anconetano, martedì scorso il boss aveva fatto il suo rientro nella struttura ospedaliera di Ascoli dove è tutt’ora ricoverato, controllato a vista dagli agenti della polizia penitenziaria, presenti in numero considerevole anche negli spazi pubblici all’ingresso.
Nonostante l’età avanzata, l’uomo è infatti noto alle cronache per la sua efferatezza, come la Strage del Rapido 904 del 23 dicembre 1984, che costò la vita a 16 persone, con oltre duecento feriti e quella di San Giovanni Gemini del 29 settembre 1981 dove rimasero uccisi il capomafia Gigino Pizzuto e due vittime innocenti, Vincenzo Romano e Michele Cimminisi. Per quest’ultimo delitto il cassiere sarebbe dovuto intervenire in teleconferenza proprio lo scorso 12 maggio, nel processo che lo vede imputato come mandante assieme ai temutissimi boss di Cosa nostra Bernardo Provenzano e Totò Riina. In primo grado Calò era stato assolto.
Roberto Mattei
18 maggio 2012