Bordello a Jesi, nei guai un 38enne del posto e la sua compagna
Affittavano l’appartamento a prostitute sudamericane. Scoperti e denunciati ora rischiano la confisca dell’immobile.
In tempo di crisi, si sa, bisogna un po arrangiarsi e magari inventarsi una secondo lavoro per arrotondare; le attività commerciali e gli stabilimenti industriali chiudono o spostano la produzione altrove laddove il costo di personale e materie prime è più basso, le imposte aumentano inesorabilmente e i salari rimangono sempre gli stessi. Dinanzi a una simile situazione non resta altro da fare che rimboccarsi le maniche e correre ai ripari, magari trasformando la propria abitazione in un Bed & Breakfast.
Un’occasione che due conviventi domiciliati a Serra San Quirico non si sono lasciati sfuggire, seppur con le dovute “varianti” (se così vogliamo chiamarle). I due, infatti, non affittavano stanze a turisti di passaggio ma a delle prostitute sudamericane che, per la fruizione di tale servizio, versavano alla coppia un canone di ben 70 euro al giorno. Per carità, i visitatori arrivavano, sì, e a ondate, ma non di certo per cercare un tetto sulla testa o un letto dove dormire! Oltre la porta, donne di straordinaria bellezza e sensualità, attendevano “i clienti” per offrire loro prestazioni sessuali a pagamento. Un viavai di gente che, nel bel mezzo di via Pericle Mazzoleni, a due passi dal centro di Jesi, non poteva di certo passare inosservato all’azione di controllo dei carabinieri. Più volte gli uomini dell’Arma erano stati allertati dalle segnalazioni telefoniche degli abitanti della zona, che lamentavano uno “strano flusso migratorio”, tutto maschile, in direzione dell’appartamento, all’interno del quale, tra l’altro, “i forestieri” erano soliti soffermarsi per una ventina di minuti.
Un dettaglio, quest’ultimo, che non ha lasciato più dubbi agli investigatori sul vero uso della casa e che ha portato alla denuncia per favoreggiamento della prostituzione di A.B. , 38 anni, di Jesi e la sua compagna dominicana, trentasettenne. Nel corso delle indagini, i militari sono riusciti a ricostruire scrupolosamente l’intero quadro probatorio, appurando che l’appartamento era stato acquistato dall’uomo come prima casa e concesso in comodato d’uso alla convivente. Considerate le origini della donna, la coppia avrebbe potuto giustificare agli occhi dei vicini la presenza di sudamericane nello stabile, agendo indisturbata e trasformando l’immobile in un vero e proprio bordello d’alto borgo.
Peccato però che i clienti di tanto in tanto sbagliassero campanello, suonando all’una o alle due di notte anche a quello degli altri inquilini ignari. Un altro elemento questo che ha rafforzato i sospetti degli inquirenti e che ha portato all’individuazione dei due “sfruttatori” che ora rischiano anche la confisca dell’appartamento.
Roberto Mattei
11 aprile 2012