Tasse, non tasse: Marche vs Usa

di Pamela Alfonsi
Ascoli Piceno, 19 settembre 2011 – E ancora di manovra si parla, e come ben sappiamo le tasse sono all’ordine del giorno. Solo la settimana scorsa la Cgil ha elaborato dei dati volti a calcolare sommariamente di quanto si innalzerà la spesa media di una famiglia marchigiana in seguito agli aumenti che arriveranno dall’ultima manovra.
Ebbene, anche la Cgil concorda e afferma che “sarà un autentico salasso” l’impatto che le nuove tasse avranno nelle tasche dei marchigiani, che ironia della sorte, erano proprio coloro che secoli fa sotto lo Stato pontificio, detenevano il difficile compito di esattori delle tasse.
In totale, tra nuove tasse, tagli e quant’altro, vedremo volar via dalle casse della Regione quasi 3,7 miliardi, pari a circa 5.700 euro per ogni famiglia nell’arco dei prossimi 3 anni: 112 euro quest’anno, 1.123 nel 2012, 2.155 nel 2013 e 2.375 nel 2014.
La manovra andrà a colpire dunque proprio la classe dei più deboli, fatta di lavoratori dipendenti, di pensionati con bassi livelli di reddito, e di imprese manifatturiere che ancora arrancano e cercano di far quadrare i conti di fine mese in seguito alla crisi economica, tuttora presente.
E mentre in Italia aumentano i costi a discapito dei meno abbienti, in America il presidente Barack Obama presenterà al Congresso un nuovo provvedimento fiscale che andrà invece a colpire i più ricchi, i vergognosamente ricchi per l’appunto, quelli che dichiarano più di un milione di dollari l’anno.
L’idea l’ha lanciata proprio un miliardario, Warren Buffet, che nei mesi scorsi era in qualche modo insorto nei confronti di un’ingiusta aliquota che gravava del 35% sui ceti medi, contro un modico 15% per i Paperon de Paperonibus.
Solo lo 0,3% della popolazione avrà il privilegio di far parte di questa proposta che prende il nome di Buffet Rule, sempre se si riuscirá a ottenere l’approvazione della Camera; uno scoglio duro poiché i repubblicani di John Boehner che ne detengono la maggioranza, si sono ripetutamente e tassativamente schierati a sfavore di qualsiasi aumento delle tasse.
E a me sarcasticamente viene da dire: meglio un americano in casa che un marchigiano (esattore) alla porta.
19 settembre 2011