Riforma canone Rai, Giacomelli: “Norme in Stabilità”. Ma il Governo frena
Sul canone Rai “i tempi sono stretti”, ma la necessità di una riforma “in direzione di una maggiore equità rimane. Stiamo verificando con il Ministero dell’Economia e delle Finanze se ci siano tutte le condizioni per inserire le norme già da subito in Stabilità oppure quali siano le modalità, i percorsi e i tempi possibili”. Ad affermarlo è il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli.
“Esiste una complessità tecnica della riforma del canone Rai – precisa Giacomelli in una nota, commentando l’eventualità di un rinvio – di cui siamo consapevoli. I tempi sono stretti, ma l’esigenza di mettere mano alla tassa più evasa d’Italia in direzione di una maggiore equità resta. Stiamo verificando con il ministero dell’Economia se esistono tutte le condizioni per inserire le norme già da subito in Stabilità oppure quali siano le modalità, i percorsi e i tempi possibili”.
Dichiarazioni, quelle del sottosegretario, che non trovano però una replica positiva da parte di Palazzo Chigi, che di fatto frena Giacomelli precisando che «la riflessione in atto – fanno sapere fonti vicine al Presidente del Consiglio – è strategica ma appare improbabile che l’ipotesi di mettere il canone in bolletta possa maturare entro questa Legge di Stabilità, visti i tempi tecnici troppo stretti».
Tutto rimandato, ma non cestinato, quindi, visto che il Governo conferma comunque l’intenzione di «ridurre e semplificare il canone Rai», pur intendendo prendersi il tempo necessario per approfondire il tema che potrebbe essere oggetto di un decreto ad hoc, forse all’inizio del prossimo anno.
In effetti, diverse perplessità sono sorte in relazione all’applicazione alle abitazioni diverse dalla prima casa, che rendevano troppo rischioso introdurre una norma così contestata nella Legge di Stabilità, che ha tempi serrati per l’approvazione.
Nel corso della giornata di ieri, comunque, Giacomelli ha reso noti i dettagli della riforma: canone spalmato nelle bollette dell’elettricità e nessun pagamento con la dichiarazione dei redditi. «Si tratta di capire come introdurre qualche punto di equità – ha spiegato il sottosegretario –. C’è chi dice che potremmo incrociare i dati del reddito, e legare il canone all’Irpef, io sono un po’ perplesso su questa possibilità. Legato all’Irpef mi pare molto più complesso e farraginoso. L’ammontare? È possibile che si pagheranno 60, 65 euro. Certamente pagheremo molto meno».
A prescindere dai tempi di attuazione della riforma del canone Rai, comunque, ciò che rileva è il riconoscimento unanime della necessità che circonda e muove la stessa. Il canone Rai rappresenta al momento l’imposta maggiormente evasa in Italia, e basterebbe questo dato per comprendere l’esigenza di riorganizzare un prelievo che, allo stato attuale, non soddisfa né i contribuenti né l’erario.
Giuseppe Ferrara
26 novembre 2014