Corte dei Conti: “Il redditometro ha potenzialità limitate”
Il redditometro non sarà la soluzione al problema dell’evasione fiscale. A sostenerlo è la Corte dei Conti, la quale, nell’ultimo rapporto sulla finanza pubblica, ha precisato che «il clamore mediatico suscitato dal nuovo meccanismo di ricostruzione sintetica dei redditi appare francamente sproporzionato rispetto alle limitate potenzialità dello strumento e alla presumibile efficacia dello stesso».
Dubbi assolutamente fondati, visto che con il nuovo redditometro l’amministrazione compirà all’incirca 30-35mila accertamenti, che corrispondono a meno del 5% dei controlli eseguiti ogni anno. Numero che potrebbe essere ancor più esiguo se si prende in considerazione il fatto che l’agenzia delle Entrate abbia più volte ricordato come, soprattutto nella fase iniziale, lo strumento sarà utilizzato con cautela.
Per la magistratura contabile, inoltre, la lotta all’evasione «continua ad essere un elemento centrale e imprescindibile nell’azione di risanamento della finanza pubblica», ma «la strategia adottata dal legislatore nel corso della passata legislatura è stata caratterizzata da andamenti ondivaghi e contraddittori».
Per quanto riguarda, invece, l’altro strumento di lotta all’evasione adottato dal governo, il cosiddetto “spesometro”, con il quale vengono registrate tutte le operazioni verso i consumatori finali di importo pari o superiore a 3.600 euro, esso è considerato foriero di alcuni rischi, tra i quali gli «effetti negativi sui consumi» o, «peggio», l’aumento della «propensione ad effettuare acquisti di beni e servizi in nero».
Forte preoccupazione, infine, anche per la ludopatia, la dipendenza dai quei giochi e scommesse che rappresentano per le casse dello Stato una significativa fonte di entrate. Secondo la Corte dei Conti, «la gravità della ludopatia», di cui le cronache sono ricche, «non appare certamente meno rilevante delle tradizionali dipendenze da alcol e droga. I casi colpiscono particolarmente le fasce deboli della popolazione, quali giovani, disoccupati, pensionati e casalinghe».
Al di là delle acute considerazioni della magistratura contabile, peraltro indubbiamente fondate, la verità è che, a pochi giorni dalla messa a regime del redditometro, non si ha nessun riscontro sul suo funzionamento, sulla sua efficacia e sui suoi limiti. C’è ancora tempo per rimediare a dei difetti che rischiano di far nascere con un forte handicap quello che dovrebbe essere lo strumento principe contro la lotta all’evasione fiscale.
Giuseppe Ferrara
4 giugno 2013