“Stanze d’Artista”, testimonianze seducenti del nostro primo Novecento alla GAM.
“Stanze d’Artista”, alla Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Roma, dal 14 aprile al 1° ottobre 2017.
Provenienti in larga parte dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e da collezioni private, una sessantina di opere – tra sculture, bozzetti e quadri – popolano per questa mostra le sale intime e tranquille della GAM, in un parterre ideale che affianca e confronta alcuni tra gli artisti più interessanti del primo Novecento.
Così troviamo le terrecotte ed i bronzi scabri di Arturo Marini (“Il Professor Schwarz”, “Il figliol prodigo”), le tele sanguigne e aspre di Mario Sironi (“Pandora”, “La famiglia del pastore”), ma anche i seducenti incontri di Ferruccio Ferrazzi: splendida la “Donna tra i sambuchi”, intrigante lo straniamento giocoso, quasi circense di “La diavoleria” e di nuovo l’affascinante gioco di femminilità de “La nuda” e “Frammenti di composizione”, in cui appunto la narrazione ruota attorno alla composizione del gruppo di donne attorno allo specchio centrale.
Al secondo piano ci muoviamo tra i paesaggi suburbani di Ottone Rosai, modesti, silenziosi e immoti, dai colori soffici, quasi affettuosi, cui l’esposizione alterna piccole, deliziose scene di quotidianità. Abbiamo così “Paese” e “Paesaggio” e affianco la “Donna allo specchio”, il grazioso “I giocatori di toppa” e il divertente “Pandiramerinaio”.
Tra i pezzi degli autori più noti, oltre alle opere di Arturo Marini, da notare il De Chirico de “I gladiatori” e le sculture di Marino Marini, al terzo piano: “Cavallo”, “Frammento”, “Bagnante” in cui i nudi di donna restituiscono il piacere – tutto antropologico, ma anche sensuale – delle forme femminili.
Nella stessa sala campeggiano alcuni quadri, molto belli, di Massimo Campigli, pittore delle ocre dai toni caldi, che sa trovare – pur nella stilizzazione quasi geometrica delle forme – un calore e uno slancio insospettabili, nei gesti quasi rappresi e negli sguardi solo evocati dalle sue figure. Molto bello è quindi il grande “Le spose dei marinai”, quasi lirico e l’intrigante “Le amazzoni”, dove il lavorio di riduzione all’essenziale quasi arriva al decoupage.
Sempre al terzo piano troviamo Fausto Pirandello, riflessivo e carnale: abbiamo “Il sarto” simpaticamente meditabondo, i due splendidi nudi di “Composizione” e la maliziosa “Scena campestre”; nei toni ocra e nel tratto pastoso, piccoli paesaggi e scene di genere: “Paesaggio romano”, “I pastori” e “Palestra”.
Senz’altro da segnalare, e sono poi il tratto distintivo della mostra, i testi originali degli artisti, riportati su ampie e leggibili didascalie, che offrono un insight sui rispettivi mondi interiori, sulle emozioni e sul senso della loro opera. Godibili e riflessivi, aggiungono ulteriore calore e intimità a tutta l’esposizione.
Da non perdere al primo piano anche il minuscolo Cinerama, che accompagna e contestualizzata il periodo storico e gli eventi culturali e artistici dell’epoca.
Mostra non clamorosa ma onesta e piena di piacevoli sorprese