“Manara MACRO “, Tutto ricominciò con un’estate romana
Il “coming out” è d’obbligo: chi scrive è, da tempi (adolescenziali) non sospetti, estimatore se non cultore del Maestro per ragioni estetiche e non solo. Ciò detto, la mostra al MACRO Testaccio di Roma, anche se non beneficia di una location o di un allestimento degni di tanto tratto (di matita e pennino), vale senz’altro la pena. Quindi, affrettatevi, è rimasto poco tempo (mea culpa). Vengo e mi spiego (Montalbano dixit).
Disegni: (Maurilio, detto) Milo Manara.
Interpreti: Federico Fellini, Lucrezia Borgia, Michelangelo Merisi (da Caravaggio).
Va premesso che la mostra, rivolta al cosiddetto grande pubblico, è per necessità “castigata” rispetto alla giocosa licenziosità delle storie pubblicate (da “Il gioco” a “Il Profumo dell’invisibile”). Deluderà forse qualcuno (…), ma quella divertente e sapida ironia, quello humour erotico che è anch’esso o è stato il segno distintivo di Manara, qui ahimè resta fuori della porta: sappiatelo e lasciate anche la vostra (eventuale) nostalgia fuori della porta. Qui rimane l’Artista: e scusate se è poco.
I pezzi esposti, tutti originali (emozione!) e tutti a grandezza di “in folio” sono bellissimi, alcuni splendidi. Vengono da varie storie, di diverse stagioni e quindi anche di diverso tratto e rigore. Oltre ai già citati e ben noti “Il gioco” e “Il profumo dell’invisibile”, si affollano sulle pareti i personaggi e le vicende da “Il viaggio a Tulun”, la saga dei Borgia, la vita di Caravaggio.
Le tavole sono quasi tutte nella versione originale e quindi senza i testi (traduco: i fumetti sono vuoti…), ma così si apprezzano meglio la bravura ed il gusto verista delle tessiture, ogni volta diverse, cangianti secondo il contesto (barocco, western, moderno ecc.) e così il gioco delle rughe sul viso dei personaggi, le capigliature di volta in volta arruffate o setose, le pieghe delle uniformi o i drappeggi delle dame diventano non più virtuosismi decorativi, ma essenziali alla caratterizzazione: del contesto, certo, ma anche dei personaggi, delle loro posture ed espressioni, contribuendo ad “animare” l’immagine quasi alludendo al movimento, alla temporalità.
Quello del Manara più maturo, è un disegno generoso, onesto, dove l’invenzione scenografica e quasi cinematografica (è ben nota la sua lunga amicizia con Fellini) si affiancano ad un realismo molto garbato, e completo, senza riserve e lontano dalle sintesi e dalle stilizzazioni grafiche.
Da vicino, ma vicino veramente, le tavole restituiscono l’abilità e la naturalezza incredibili nella restituzione dei dettagli, generosamente più che minuziosamente. Paesaggi e architetture romane, nella serie dei Borgia, come quella di Caravaggio, sembrano una trasposizione delle incisioni del Piranesi[1], una moderna versione degli acquarelli di Franz Roesler Franz[2], i volti dei protagonisti, qui e altrove, sono veri e propri ritratti di grande spessore psicologico.
Seguono i disegni dei periodi precedenti, quando l’invenzione, lo humour e la verve, l’irriverenza dominavano e guidavano un tratto sempre elegante, sì, ma più conciso. E qui ritroviamo, vecchi buoni amici, le figure familiari di Giuseppe Bergman, di G.Mastorna detto Fernet di Mastroianni e Fellini. Segue l’ultima, ideale sezione dedicata agli “omaggi”, dove, a parte un notevole ritratto di Pasolini, s’affiancano una reinterpretazione di Asterix e dei più (e meno) noti personaggi dei fumetti, da Tex a Medusa. Infine le tavole (non immancabili) dedicate ai segni zodiacali.
Che dire? Bella mostra decisamente antologica (c’è di tutto), il che forse è il suo limite, bello sarebbe stato poter dare più spazio alle molte, forse troppe storie (ecco, appunto) raccontate “manibus facendi” dal Maestro.
Da non perdere, non indicata però nei casi di declino della libido
[1] Giovanni Battista Piranesi (n. 1720, m. 1778), incisore e architetto, celebre e celebrato tra l’altro per le sue incisioni ambientate tra le rovine architettoniche romane.
[2] Ettore Roesler Franz (n. 1845, m. 1907), a dispetto dei cognomi romanissimo pittore tardo ottocentesco, celebre e celebrato (anche lui) per la serie di delicatissimi e nostalgici acquarelli veristi, titolata alla “Roma sparita”. In caso di curiosità, rivolgersi al Museo di Roma in Trastevere, che di recente ha ‘riambientato’ la collezione con una serie di ambienti e botteghe a piena scala (l’osteria, il fabbro ecc.) in perfetto stile Roesler Franz.