NON, la danza del pigmento di Lorenza Morandotti

L’artista milanese Lorenza Morandotti, espone, dal 3 al 25 marzo 2021, la sua seconda personale presso la Galleria Francesco Zanuso in Porta Vigentina a Milano: NON.
NON inteso non come negazione, ma come sottrazione continua per arrivare al principio centrale, all’archetipo, all’essenziale.
Il titolo è un palindromo dal forte significato semantico e pieno di fascino enigmatico. Si avverte da subito infatti, un percorso di una donna prima ancora che di un’artista. E un vuoto enorme che solo una cesura importante può creare. Una ferita, un buco, che non si trasforma però in voragine capace di fare sprofondare i sogni di una intera esistenza, ma in coppa, pronta a ricevere ed accogliere nuovi semi. É da questo vuoto che la Morandotti parte, per arrivare ad una centralità inesplorata.
Un percorso che va dal vuoto al centro, ma, in quanto palindrico, è ripercorribile anche al contrario, dal centro al vuoto, senza creare entropia.
NON: Il centro diventa un minimo comun denominatore delle sue opere.
Lo troviamo nelle sculture Omphalos (ombelico in greco), di marmo e di bronzo.
Nelle due statue di bronzo, Adamo ed Eva, di circa 50 cm, anime erranti che lasciano il paradiso e si incamminano sulla terra, accogliendone i suoi frutti, ma anche il dolore. Nei Minimenhir ( piccoli megaliti, dal greco “grande pietra”, monolitici eretti solitamente durante il Neolitico), di circa 30 cm di altezza.
Anche la coppella di bronzo “Vuoto al centro”, sembra raccogliere nel suo centro, un’energia atavica e primordiale che forse è quell’istinto pregresso vitale che vuole avere il sopravvento su una vita sguaiata.
Accanto a sculture in pietra, troviamo anche una serie di acquarelli ( ciascuno 63×63 cm): Infiniti Infiniti. Anche questa nasce da un NON, da un vuoto; cioè un problema alle articolazioni delle mani dell’artista, dovuto al trasporto e al lavoro della pietra. La Morandotti nel suo percorso palindrico, dalla pienezza della pietra torna quindi indietro al vuoto. Ricorda allora gli esercizi al liceo artistico, dove facendo perno con il mignolo immobile, si faceva girare il foglio per disegnare un cerchio. E attraverso il tatto, quel tocco leggero del mignolo sulla carta, passa il suo pensiero, che danza con i pigmenti del colore.
Chiudono la mostra le Cosmos Flag on Earth, bandiere che riproducono il cerchio, che allarga il senso di appartenenza, simbolo di accoglienza, inclusione.
