ROA. La street art ferina targata made in Belgium
Quando il bianco e il nero si incontrano e, intrecciati con le loro sfumature, entrano in contratto con un talento si genera il sublime. Stiamo parlando di ROA e dei suoi suggestivi murales ferini. Made in Belgium, è uno dei più misteriosi e apprezzati geni della contemporanea arte di strada. I muri degli edifici abbandonati sono per lui la tela perfetta per dipingere il ciclo della vita, rappresentato dagli animali che estrae dallo stesso ambiente che lo circonda e che ne diventano poi parte integrante ed essenziale, modificando anche le brutture cittadine.
Gli animali come specchio delle conseguenze del consumismo
L’uomo vive in una realtà che ha ormai ben poco di reale e si è trasformato in oppressore della natura, che modifica a suo piacimento, danneggiandola. Gli animali di ROA sono il simbolo di questa lacerazione, sentono su di loro le crepe della società e sono vittime nelle mani dell’uomo. Basta poco però per fermarsi e riflettere, invertire la rotta e tutelare il pianeta. ROA l’ha capito e l’ha fatto.
Le sue opere, nate da una tavolozza essenziale, sono un monito di riflessione. Animali in movimento, morti, addormentati o feriti sono intrappolati nell’ambiente che è il frutto dell’intervento umano. Il minimal come strumento di denuncia sociale, come manifesto per la lotta contro la caccia e l’inquinamento. Incastrata in un vortice di soprusi e di violenze, la natura prova invano a fuggire, ingabbiata nella prigione del consumismo.
Dal Piemonte alla Sicilia, passando per il Lazio
La mano di ROA è arrivata anche in Italia, trasformando in tele le rovine abbandonate. A Torino, costeggia la Dora Riparia una donnola che si nutre di topi, riequilibrando il ciclo della vita, inserita all’interno di un ambiente fluviale che è stato invaso dall’uomo e trasformato in città. Scendendo lungo lo Stivale, si fa tappa a Roma, in zona Testaccio, per ammirare una lupa che giace ingabbiata sulla facciata di un edificio, in cerca di evasione. Empatia è la parola chiave e il cucciolo di orso abbandonato su un muro del quartiere di Prati ne è un esempio. Con lo sguardo perso nel vuoto e con in mano un dardo, rievoca il 2014, quando sua madre Daniza perse la vita a Trento a causa di un dardo anestetico. Ecco le conseguenze delle azioni umane.
ROA ha attraversato tutta la Penisola, lasciando testimonianza di sé in tanti luoghi tra cui in Lombardia, in Sardegna, nelle Marche, in Molise e in Sicilia. Proprio qui, a Favara, in occasione dei ritrovamenti di fossili risalenti al periodo della glaciazione, ha realizzato un elefante che, frutto di un progetto di riqualificazione ambientale e culturale, è parte del Farm Cultural Park.
Uno sguardo al di là dello Stivale
Tra gli esempi più significativi delle opere di ROA realizzate in Europa (e non solo) c’è una grande gru di stanza a Londra. Animale sacro per la comunità bengalese del luogo, risale al 2010 e si trova dipinta sulla facciata di un ristorante indiano all’incrocio tra Hanbury Street e Brick Lane, a Tower Hamlets. A Panama, invece, le creature del luogo non sono motivo di denuncia ma di ornamento, ideate per abbellire sobborghi e periferie poco raccomandabili.
L’ultima mostra di ROA si è tenuta a Melbourne, in Australia, in piena pandemia da Coronavirus, con l’intento di sensibilizzare l’uomo contro lo sfruttamento ambientale, in difesa della natura. In questa occasione, Lannoo Publishers ha curato CODEX, una panoramica di 350 pagine con le opere più significative di ROA, divise in 4 capitoli, uno per ogni continente in cui l’artista belga ha lasciato la propria impronta. In un mondo inquinato, ROA è il monito di cui abbiamo bisogno.