Tutti i volti dell’Arte: una rilettura della storia dell’arte in una lunga intervista
Tutti i volti dell’Arte. Da Leonardo a Basquiat è una delle opere principali di Flavio Caroli, critico e storico dell’arte, e del giornalista Lodovico Festa. Edito nel 2008 dalla Mondadori, il testo si presenta come un’interessante conversazione tra i due autori in merito allo sviluppo dell’arte occidentale con le conseguenti ripercussioni nella società. Il nostro tempo viene riletto attraverso l’analisi delle tendenze e degli sviluppi dell’espressione artistica; solo attraverso la storia dell’arte è possibile gettare una nuova luce per comprendere appieno i rapporti tra culture differenti.
Dal Cinquecento all’Ottocento
Si comincia con Leonardo, emblema del Rinascimento, figura eccentrica e non priva di mistero in cui, a differenza dei suoi contemporanei, non vi è la compenetrazione tra l’artista e l’ambiente che rende l’opera facilmente leggibile. La star milanese incarna perfettamente la definizione di artista a tutto tondo, in quanto non fu solo un intellettuale alla Hegel, ma anche ingegnere, regista teatrale, naturalista, trattatista e pittore. Alla costante ricerca di qualcosa che unisca il visibile all’invisibile, trova nella pittura il modo migliore per cogliere le leggi dell’universo. Le sue opere, diventate leggenda, hanno ispirato intere generazioni dal ‘500 in avanti, fornendo stimoli e spunti di riflessione fino al ‘900, quando vennero psicanalizzate da Freud.
Le dissertazioni tra i due autori vertono su molteplici tematiche: si passa da Raffaello a Sofonisba Anguissola, che costituisce il pretesto per scandagliare la pittura al femminile, dall’arte spagnola a quella tedesca fino alle influenze orientali sull’arte occidentale.
Quest’ultima, in particolare, costituisce il fulcro del discorso e dell’intero libro, a cominciare dall’ebraismo che ha contribuito a fondare la cultura occidentale. Si sostiene inoltre che la Grecia abbia guardato sempre a Oriente, così come Roma, affascinata dall’Egitto, dall’Asia minore e dalla Persia, ma che allo stesso modo in Oriente si ritrovi molto Occidente.
Bisogna arrivare a metà Ottocento per assistere ad un’influenza più profonda con artisti quali Monet e Degas o Van Gogh, che inventa l’uso del «colore puro» per creare un nuovo modo di dipingere ispirato alle stampe giapponesi e che avrà un certo ascendente nel Novecento.
Dal Novecento alle ultime avanguardie
La seconda parte del libro mette in scena i ricordi di Caroli, si parla delle famiglie di mecenati più alla moda, della nuova leadership americana, dei galleristi e della figura del mercante. Peggy Guggenheim, collezionista e mecenate statunitense, è definita zarina dell’arte, golosa di vita, di cibo e di tutto; Andy Warhol è, invece, descritto come una persona molto fredda, disattenta e che vuole apparire superficiale a tutti i costi, tranne quando si anima per parlare di Pasolini. Leo Castelli è per tutti un genio, il monarca delle gallerie che inventa un nuovo modo di fare il mercante, attorno al quale ruoterà l’intero sistema dell’arte. Queste sono solo alcune delle impressioni riportate da Caroli dopo aver fatto diretta conoscenza dei grandi protagonisti del secolo scorso.
Gli ultimi capitoli sono dedicati alle connessioni tra cinema e pittura e alla video-arte, per poi concludere il discorso con le avanguardie nate in Italia: l’Arte Povera e la Nuova Immagine. La prima, anticonsumista, si impone intorno al 1968 in stretta connessione con le occupazioni universitarie di quegli anni e vede tra i principali animatori Michelangelo Pistoletto. Obiettivo del movimento è ridurre il segno artistico all’essenzialità per riaffermare valori primari come il senso della terra, della natura, dell’energia e dell’innocenza. La seconda corrente matura invece in un clima diverso, tra il 1979 e il 1980, e non intende essere rivoluzionaria, è anzi neoconsumista e rivolge una nuova attenzione alla pittura.
Nel corso dell’intervista Caroli mantiene un approccio libero e critico per riuscire ad analizzare i movimenti artistici dall’interno e senza troppe contraddizioni, inoltre il dialogo aperto e non specialistico fornisce stimoli e spunti di riflessione. Viene trasmessa la magia dell’arte moderna e contemporanea, in grado di appassionare e coinvolgere un pubblico non necessariamente specializzato.