Maggiolina: bosco verticale si, bosco orizzontale no
Vi ricordate quando nel 1966 Celentano, il ragazzo della via Gluck, cantava “Non so, non so perché, continuano a costruire le case. E non lasciano l’erba, Non lasciano l’erba, Non lasciano l’erba”?
Ora, beffardamente a due passi da via Gluck, non solo non lasciano l’erba, ma tagliano anche arbusti, sradicano piante e recidono radici di magnolie maestose destinate cosi a morire.
Questo sta avvenendo alla Maggiolina, all’interno del Quartiere dei Giornalisti. Il complesso residenziale nato a Milano agli inizi degli anni 60, è caratterizzato da cortili e giardini sino ad oggi comuni e da una cinquantina di palazzine basse, a 3 piani, circondate da piante, alberi, fiori. Questi spazi verdi comuni, che un consorzio visionario volle all’epoca sottrarre ai tentacoli della città industriale, rappresentavano un antidoto all’alienazione urbana.
Spazio verde comune come legante della comunità
Nel tempo però, hanno creato un legame tra i residenti, un senso di appartenenza, di condivisione, di coscienza e responsabilità nella gestione degli stessi, in quanto ritenuti “elementi compositivi e morfologici distintivi e irrinunciabili. La continuità degli spazi verdi e a giardino, sono infatti liberi, accessibili e reciprocamente fruibili da tutti, anche grazie ai camminamenti interni”.
Tutta l’area è però oggetto in questi mesi di una violenta ristrutturazione da parte di un istituto di credito, l’Unicredit, che vuole isolare con recinzioni perimetrali i suoi lotti di proprietà, disconoscendo, di fatto, i diritti di servitù e i vincoli di destinazione, scavando, picchettando e cementando per piantare palizzate e recinzioni di forte impatto visivo là dove c’era del verde.
Si snatura cosi, sbarrando l’accesso a certe aree, uno spazio verde comune di libertà pensato per mantenere l’equilibrio psichico, sociale e personale dei suoi abitanti e di riflesso della città stessa. Esso infatti è un piccolo polmone verde per Milano e le sue polveri sottili; aumenta il senso di comunità, di rispetto, di condivisione, ed è un antidoto alla tentazione del muro, della conservazione singola, dell’antropocentrismo imperante.
Potrebbe essere considerato come “paesaggio”, quello che l’articolo 9 della nostra Costituzione tutela perchè si collega al “progresso spirituale della società e allo sviluppo della personalità individuale”; il paesaggio che diventa legante della comunità, garanzia di cittadinanza e strumento di eguaglianza fra i cittadini, che ne godono in ugual misura.
La seduzione di erigere muri
Per questo l’intera comunità del Quartiere dei Giornalisti resta sgomenta davanti allo scempio sulla natura perpetrato dall’istituto di credito in barba alla Convenzione di lottizzazione Atti Municipali nn. 4204/2414 PR. 1963. Essa recita che tutte le aree pertinenziali comuni degli immobili situati all’interno del Villaggio Maggiolina, sono gravate da: “… vincolo di destinazione a giardino, con alberi di alto fusto … con divieto di utilizzazione sia in sottosuolo che in superficie …”. Ulteriormente, l’art. 3 del regolamento del super condominio Villaggio Maggiolina sopra menzionato, recita : “Le parti si obbligano a mantenere l’attuale destinazione delle aree adibite a giardino”.
In una città, Milano, a rischio emergenza ambientale, dove talvolta gli alberi piantati non vengono curati e rischiano di morire, c’è un’isola verde, curata, considerata bene comune che è minacciata.
Con le sue magnolie, i ciliegi selvatici, i melograni, gli aceri verdi e rossi, aiuta a seguire il cambio delle stagioni; a mostrare ai bambini la bellezza e creare in loro una coscienza ambientale che va a rafforzare una “continuità ecologica” per favorire la preservazione delle specie faunistiche e floristiche. Ci sono anche le tamerici, di pascoliana memoria, che rimandano al monito del poeta -ambientalista antelitteram: “L’Italia deve rivestire i suoi monti già spogliati dalla spensierata ingordigia dei possessori…».
Maggiolina: bosco verticale si, bosco orizzontale no
Come è stato possibile che il comune di Milano, sensibile e innovatore in materia di riqualificazione urbana, patria del “Bosco in verticale”, abbia approvato un progetto che di fatto porta alla perdita di un “bosco orizzontale” già esistente, del suo equilibrio naturale e modifica le dinamiche sociali che si sono create al suo interno? I residenti si troveranno con spazi sbarrati, linee, confini segnati da staccionate alte e marroni. Là dove l’occhio si posava indisturbato su questa o quella pianta, in una continuità naturale, ora verrà fermato da una palizzata cementata nel suolo; dove i bambini giocavano spostandosi liberamente, ora verranno erette recinzioni, confini.
Ma davvero il destino delle città è saldamente in mano agli istituti di credito e alle loro “liberalizzazioni” delle norme urbanistiche e non in quello delle amministrazioni comunali, come ha scritto qualche mese fa Paolo Berdini su Left?
Quello che succede oggi nel Quartiere dei giornalisti, potrà succedere domani in altri quartieri meneghini? Se l’emergenza ambientale si combatte con Greta e con grandi visioni, e il Maestro Abbado ne aveva avuta una con i suoi 90mila alberi, l’inizio è sempre un passo piccolo: cominciamo col difendere il verde che abbiamo, a proteggere “quello che inferno non è” come diceva Calvino!