“Aumentare” la nostra realtà oltre il limite della simulazione
L’amore per quella bella disciplina che è la filosofia – pur non essendo filosofi “patentati” – ci conduce di tanto in tanto ad estraniarci dalle materialità e dal caos del dibattito pubblico, spesso grottesco, volto unicamente a delimitare certi antagonismi che , ahi noi, si sono impadroniti delle nostre volontà.
E più incalzante è il caos, più la gente vive ripiegata su se stessa. La gente guarda e non vede. Guarda e non osserva, ognuno preso dalle sue cure giornaliere. I più – ma che ve lo diciamo a fare – sono i giovani, i quali camminano a testa bassa, chini su quello smartphone che offre loro una parvenza di sicurezza per un futuro al quale non vogliono nemmeno pensare finché ci pensano, assai preoccupati, genitori e nonni.
Perché gli uccelli volano a “V”?
Gli “ornitologi”, vale a dire gli studiosi di quella branca della zoologia che riguarda gli uccelli, possono insegnarci quanto serve a staccarci talvolta dalla nuda realtà, nell’osservazione cioè di
quanto avviene in alto, sopra le nostre teste, in quello spazio di libertà che è il cielo, dove veramente libere volano quelle creature che la natura ci ha donato forse immeritevolmente. Ecco, gli uccelli. Possiamo immergerci nelle loro avventure pindariche, nel loro rincorrersi in coppia come due innamorati o a stormi sparsi e ben organizzati, simili alle “frecce tricolori” delle parate militari.
Il fatto strabiliante è che mai e poi mai, nei loro voli, potrebbe avvenire uno scontro come giù da noi nel nostro limitato traffico terrestre. Gli uccelli sanno obbedire a delle leggi naturali che gli permettono di procedere intruppati a distanza stranamente millimetrata l’uno dall’altro.
Quale la spiegazione? In realtà, essi si posizionano in una sorta di “formazione”, quasi sempre a forma di “V”. Mentre uno di loro guida lo stormo, gli altri si spostano progressivamente più all’esterno dell’individuo che li precede, in quanto ogni uccello sfrutta i vortici d’aria spostati da quello che lo precede, facendo così minor fatica a volare. Incredibile intelligenza della natura! Ed è noto come l’ingegneria aerodinamica abbia preso esempio da questi pennuti, primo tra i quali un certo Leonardo da Vinci con le sue macchine volanti.
“Realtà aumentata” senza manipolazioni tecnologiche
Nello scorso aprile il filosofo Pietro Montani – ci piace citarlo – ha tenuto una interessante conferenza presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo sul tema “Realtà virtuale e realtà aumentata: due paradigmi a confronto”, laddove ha inteso mostrare il compito della riflessione filosofica di fronte ai rapidi cambiamenti della tecnologia.
In estrema sintesi, viene notato come “Nel tempo delle protesi tecnologiche, diviene estremamente facile caricare, scaricare e manipolare immagini sulla rete, come anche provare l’ebbrezza di smarrirsi nella realtà simulata di un videogame. Altra cosa, ma determinante per la nostra salute e per la nostra libertà, è possedere strumenti critici adeguati a gestire un così massiccio e pervasivo traffico di immagini all’incrocio tra il reale e il simulato”.
Ci fermiamo a questa breve citazione per confortare quella nostra semplice riflessione che ci ha guidati oggi a scrivere di un argomento per noi piuttosto impervio. Ma ci abbiamo provato, quasi un incitamento a non servirci di informazioni aggiuntive e manipolate come nella cosiddetta “augmented reality”, ma semplice visione della natura.
Lasciamo ogni tanto in tasca questo benedetto cellulare, guardiamo in faccia la gente, parliamo con le persone che, ognuno nella sua veste anche all’apparenza più trascurabile, ci danno la misura di noi stessi. Non andiamo alla ricerca di “mirabilia” fasulle. Ma quel cellulare, questa provvida
invenzione che troppo spesso ci fa da “salvavita”, portiamolo sempre in tasca perché senza – diciamolo pure – rischieremmo addirittura di non esistere.
Angela Grazia Arcuri