Il rischio sismico della Regione Campania
Spesso si pongono quei dovuti accenti a quelle problematiche inerenti l’oggetto di una Regione considerata a più elevato livello di pericolosità vulcanica come la nostra Regione Campania.
Uno strato vulcano attivo come il vesuvio o una caldera come i campi flegrei sono il leit motive di quei rischi sismici elevatissimi non solo per quei paesi della provincia inseriti in quella zona rossa ma per la stessa citta’ di Napoli di Pozzuoli e addirittura a dir degli esperti per buona parte della nostra Regione. Purtroppo l’attenzione pone quegli accenti su tali questioni solo quando si incominciamo a notare riprese sismiche o fenomeni nuovi come quello dei campi flegrei con una nuova bocca eruttiva di acqua e vapore.
Il nostro Vesuvio Parimodo è stato paragonato dagli esperti di pericolosità massima come vei 8 ovvero il massimo livello di una scala di pericolosità, come il Toba o il Krakatoa ovvero tra i vulcani più pericolosi del pianeta.
La pericolosità dei vulcani non sta tanto nel fatto di essere altamente attivi e con ampie camere magmatiche enormi a qualche kilometro di profondità ma nella densità di popolazione ricadente intorno al perimetro di tali vulcani. Resta fermo e lapalissiano il teorema che un vulcano benché classificato come altamente pericoloso ma nel cui raggio di decine di chilometri non vi siano quelle urbanizzazioni, non può fare danni più di tanto se non alla natura circostante.
Una zona altamente popolata come quella del Vesuvio, ovvero del vesuviano, ed in particolar modo di cittadine ricadenti nella zona rossa amplificano quella pericolosità naturale di eventi sismici imprevedibili a cui siamo soggetti ma che possono essere in tutti i modi attenuati da una prevenzione che non sia solo quella di un monitoraggio continuo ed attento come è nell’attuale.
Il discorso resta complesso ma non di pari merito rimanere senza soluzioni.
Un piano di protezione civile che non consista solo nel classificare le Regioni dell’esodo in base alle cittadine del vesuviano in caso di un eruzione ma quelle vie e quei mezzi di fuga, un piano di lento sfoltimento e/o di disincentivazione a un urbanizzazione selvaggia.
Il giusto accento su un urbanizzazione incontrollata e disordinata non può essere quel male di un elevato rischio di sismicità a cui non “si puote” nessuna soluzione.
Urgono pertanto da parte di quelle Istituzioni preposte quelle dovute soluzioni a problematiche che spesso passano in secondo piano surclassate da quelle altre innumerevoli della nostra Regione.
Antonello Laiso
5 giugno 2013