Nuovo centro per le nanotecnologie a Milano

di Enrico Ferdinandi
È stato inaugurato quest’oggi a Milano il nuovo Center for Nano Science and Technoligy of IIT@PoliMi. Per chi non lo sapesse la nanotecnologia è un ramo della scienza applicata e della tecnologia che si occupa del controllo di materia su di una scala dimensionale decisamente inferiore alla norma, si parla difatti di micrometri, ovvero tra 1 e 100 nanometri, e della progettazione e realizzazione di dispositivi di tale scala da utilizzare per vari scopi, da quelli energetici a quelli medici.
Più precisamente con nanotecnologia si indica quella manipolazione della materia a livello atomico e molecolare. Detto ciò è più facile capire quello che sarà l’obiettivo del nuovo centro nato a Milano quest’oggi che ha comunicato di voler sviluppare applicazioni innovative negli ambiti dell’energia e dei materiali intelligenti. Il neo laboratorio dell’istituto italiano di Tecnologia (IIT) si avvarrà della collaborazione del Politecnico di Milano; il rettore del Politecnico Giovanni Azzone ha spiegato che si cercherà di coinvolgere al massimo i propri ricercatori e studenti “mettendo a disposizione le proprie relazioni con il mondo dell’impresa”. Un’iniziativa quindi che avrà anche il ruolo di dimostrare come formare i giovani per il lavoro ed allo stesso tempo creare un laboratorio in grado di fornire progetti e realizzazioni nell’ambito delle celle fotovoltaiche (realizzate con materiali polimerici organici sintetizzati) di primaria importanza e fruibilità per il futuro della nostra società.
Alcuni tra i partner industriali che finanzieranno i progetti sono, oltre alla Omet, Pirelli, Saes Getters, Konarka, Industria e Innovazione e Tertium Technology. Gabriele Galateri, chairman del Consiglio dell’IIT ha spiegato che la capacità di fare innovazione “di trasferire i risultati della ricerca di base al settore industriale sarà l’obiettivo principale del polo di ricerca milanese.
Il direttore dell’IIT Roberto Cigolani, ha spiegato al Sole24Ore.com che “Le moderne celle al silicio hanno un costo di produzione medio di circa 2,5 euro per watt di potenza. Il nostro obiettivo è produrre celle, con un’efficienza energetica attorno al 7%, il cui costo di produzione sia pari a 20-30 centesimi a watt. In questo modo sfruttare l’energia solare diventerebbe assai più economico e conveniente, tenuto anche conto che le celle fotovoltaiche realizzate in laboratorio sono costituite da materiali plastici assai più duttili del silicio e che, in prospettiva, potranno essere collocate facilmente sulle facciate degli edifici o all’interno delle finestre.
In particolare, siamo al lavoro con un partner industriale come Omet per ingegnerizzare una tecnologia che permetta di stampare le nostre celle a base di polimeri con semplicità e in grande quantità”.
Inoltre il Center for Nano Science and Technology sarà ben presto al lavoro per un altro progetto che si presta a destare grande attenzione in ambito medico, si tratta delle ricerche volte a sintetizzare una retina artificiale fatta con materiali organici. L’IIT cercherà di raggiungere questo obiettivo con l’uso di polimeri organici compatibili che permettono una duttilità ed una naturalezza con il corpo umano nettamente superiore al silicio.
Per quanto riguarda i tempi di ricerca, l’IIT ha reso noto che per gli studi sulle celle fotovoltaiche sintetizzate in laboratorio si potranno raggiungere ottimi risultati da qui a tre anni, mentre a detta di Cingolani , “per quanto riguarda la retina artificiale arrivare a risultati che vadano oltre la ricerca di base richiede tempi molto più lunghi”.
Il Center for Nano Science and Technology of IIT@PoliMI ha uno staff di 53 ricercatori con un’età media di poco superiore ai trent’anni. In merito il direttore del nuovo centro di ricerca milanese sarà invece Guglielmo Lanzani che spiega che: “Circa dieci di loro sono stranieri di varie nazionalità: Cina, Pakistan, Inghilterra, Spagna, Grecia, Cuba e Iran. Inoltre, ci piace sottolineare che fanno parte della nostra squadra cinque ricercatori italiani che lavoravano all’estero e che hanno deciso di tornare in Italia, lasciando il loro impiego precedente presso università prestigiose come Harward, Oxford, Cambridge, Chicago e Groningen”.