Continua l’interesse di Confconsumatori per lo scandalo carne equina
12 tra le 16 catene contattate hanno risposto a Confconsumatori: tra le tante reticenze anche esempi virtuosi da “esportare”
Lo scandalo della carne equina continua a far parlare e aver messo la lente di ingrandimento su questo problema, ha evidenziato alcune, intollerabili lacune nella Legislazione Comunitaria in materia di tracciabilità e sicurezza alimentare, specie sui sui prodotti trasformati.
L’associazione Confconsumatori, con l’intento di sollecitare da parte della GDO soluzioni a tutela del consumatore, in attesa di normative comunitarie, divenute ormai urgenti, aveva rivolto immediatamente a 16 Grandi Distributori, le seguenti brevi domande:
A) Erano presenti prodotti Buitoni (poi ritirati) nei supermercati?
B) Erano presenti alimenti a marchio Findus prodotti dalle ditte coinvolte dallo scandalo?
C) Avete effettuato controlli supplementari dovuti allo scandalo?
D) Avete richiesto garanzie particolari ai fornitori?
Delle 16 GDO interpellate solo 9 hanno risposto entro pochi giorni dalla richiesta (Sma-Simply, Eurospin, Auchan, Billa, Carrefour, Coop, Esselunga, Selex, Lidl Italia); mentre non hanno ad oggi risposto alle domande poste lo scorso febbraio da Confconsumatori: Conad, Pennymarket, PAM, Sigma. Hanno invece risposto solo dopo una sollecito: Crai, Despar Italia e Unes.
Il Presidente nazionale di Confconsumatori Mara Colla ha commentato: «I quattro, semplici, quesiti posti alla GDO ci sono stati utili per tracciare un quadro della diffusione del problema e della sensibilità dei Grandi Distributori Organizzati nell’affrontarlo. Se è vero che ci rammarica e ci preoccupa il silenzio di ben 4 operatori, è anche da sottolineare il comportamento trasparente e responsabile di altri. Riteniamo che il dato più interessante riguardi i controlli supplementari effettuati in 7 catene e la richiesta di garanzie particolari richieste ai fornitori da 6 rappresentanti della GDO. Tali comportamenti, adottati su base volontaria, potrebbero gettare le basi di una “best practice” da esportare a livello comunitario, anticipando così gli effetti di una legislazione ormai non più prorogabile».
Redazione
22 aprile 2013