Da studio sulla mielina speranze per cura Sclerosi Multipla

di Enrico Ferdinandi
La sclerosi multipla è una malattia degenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. Quando la mielina, ovvero la guina che riveste parte del corpo dei neuroni permettendo la trasmissione degli impulsi nervosi, viene colpita il malato perde questa velocità di trasmissione di impulsi nervosi e di conseguenza, progressivamente si avrà una mancanza di funzionamento di organi e muscoli, portando una morte lenta e dolorosa.
Quest’oggi però è arrivata una buona notizia, proprio dall’Italia dove un team di ricerca dell’Ospedale milanese San Raffaele in collaborazione con la New York University e l’Hospital for Special Surgery di New York, ha scoperto come rimediare alla degenerazione della mielina rendendo nuovamente possibile in maniera efficiente la comunicazione tra neuroni. Questa scoperta è destinata a dare grandi speranze per il futuro alle oltre 400 mila persone (in prevalenza donne) che solo in Europa sono affette da sclerosi multipla. La ricerca pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience ha subito attirato l’attenzione del mondo medico e scientifico e di conseguenza sul team di ricercatori italiani diretti da Carla Taveggia, direttrice del laboratorio sulla mielina dell’Istituto di Neurologia Sperimentale all’ospedale milanese San Raffaele. La ricerca è stata resa possibile dai finanziamenti derivati dalla borsa di studio della Fondazione e dell’Associazione italiana sclerosi multipla.
I ricercatori del San Raffaele hanno spiegato molto semplicemente che:
“In pratica la ricerca ha dimostrato il ruolo fondamentale di TACE – Tumor necrosis factor Alpha-Converting Enzyme, ovvero la nuova molecola che dovrebbe curare dalla sclerosi multipla- per la mielinizzazione; il fatto che la sua attività può essere aumentata o diminuita usando dei farmaci che sono già in uso in sperimentazioni cliniche ci consentirà di modulare la quantità di mielina formata attorno ai nervi. Questi studi sono fondamentali per ripristinare la formazione della mielina attorno a nervi che l’hanno persa”.
“Ciò che abbiamo scoperto – spiega la direttrice Carla Taveggia – è il primo meccanismo che blocca la formazione della guaina mielinica. I farmaci attualmente in uso per curare la sclerosi multipla e le altre malattie demielinizzanti, non sono in grado di bloccare la malattia, ma nel migliore dei casi solo di rallentarla. Riuscire perciò a capire come funziona l’interruttore generale della mielinizzazione è essenziale per sviluppare un processo che favorisca la formazione della mielina attorno a nervi che l’hanno persa”.