Dieci anni di euro: prezzi aumentati del 25%
Dopo dieci anni dall’entrata in vigore della moneta unica europea la Cgia di Mestre ha elaborato uno studio che ha evidenziato un aumento dei prezzi in media del 25%.
Ad aumentare nel corso degli ultimi anni sono stati sopratutto le bevande alcoliche ed i tabacchi, con una impennata del 64%, seguiti dagli affitti e dal caro bolletta cresciuti del 45,8%, ma i rincari hanno colpito anche i l comparto alimentare, i trasporti, l’abbigliamento e i servizi alberghieri e della ristorazione.
Secondo la Cgia la regione che più a subito le conseguenze di questi aumenti è la Calabria (dove i prezzi sono aumentati in media del 31,6%) seguita dalle altre regioni del sud, inflazione più bassa dei prezzi al nord dove la regione dove i prezzi sono lievitati maggiormente è la Lombardia che registra una media del +23%
Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre ha commentato questi dati affermando che: “La maggior crescita dell’inflazione avvenuta nel Sud, si spiega con il fatto che la base di partenza dei prezzi nel 2002 era molto più bassa rispetto a quella registrata nel resto d’Italia. Inoltre, a far schizzare i prezzi in questa parte del Paese hanno concorso anche il drammatico deficit infrastrutturale, la presenza delle organizzazioni criminali che condizionano molti settori economici, la poca concorrenza nel campo dei servizi e soprattutto un sistema distributivo delle merci molto arretrato e poco efficiente.”
Bortolussi ha inoltre aggiunto che: “Nonostante negli ultimi decenni la spesa italiana per gli investimenti sia stata in linea con la media dei Paesi dell’area dell’euro, la scarsa dotazione di strade ed autostrade, il grave ritardo del nostro settore ferroviario e l’insufficiente dotazione presente nel nostro Paese di reti elettriche e di trasporto/stoccaggio del gas naturale comportano, secondo le stime redatte due anni fa dal Governo allora guidato da Berlusconi, un costo aggiuntivo a carico del sistema imprenditoriale italiano di ben 40 miliardi di euro all’anno. A differenza di quanto è stato denunciato sino ad ora con l’avvento dell’euro non sono stati i commercianti a far esplodere i prezzi, bensì i proprietari di abitazioni, le attività legate alla manutenzione della casa, le aziende pubbliche dei trasporti, i gestori delle utenze domestiche ed, infine, lo Stato con gli aumenti apportati agli alcolici e alle sigarette. Ricordo che sul totale della spesa media famigliare, che nel 2011 è stata pari a quasi 30.000 euro, i trasporti, le bollette e le spese legate alla casa hanno inciso per quasi il 50% del totale, mentre la spesa alimentare solo per il 19%.”
Enrico Ferdinandi
25 agosto 2012