La presa di coscienza di molti uomini, sul tema della conservazione delle altre specie animali e vegetali, che abitano il nostro pianeta, è stato un importante traguardo dei nostri tempi. Ogni anno vengono organizzate tantissime campagne, da parte di associazioni ed enti specifici, per sensibilizzare le persone sulla salvaguardia di determinate specie animali.
Il lavoro degli animalisti, anche se ha già conseguito molti risultati, non deve fermarsi, perché, come specie dominante, l’uomo ha il dovere di salvaguardare le altre specie. Molte volte però questo impegno risulta esagerato o idealizzato ed allontanato dalla realtà. Basti vedere i continui servizi mandati in onda da un noto telegiornale satirico di canale 5, nel quale gli inviati rimangono profondamente scandalizzati da come vengono trattati gli animali. Il pubblico rimane così, nella maggior parte dei casi, irrimediabilmente scosso.
La vicenda del canile di Montichiari, seguita dai media, è la prova di un animalismo che in molti casi si fonda su prese di posizione discutibili. Quei cani, come tantissimi altri animali, basti pensare ai “classici” topolini bianchi dei laboratori, sono i “tester” delle nostre medicine e della ricerca scientifica che riesce, sempre più, ad allungarci la vita.
Non per forza il fine giustifica i mezzi ma, almeno, sarebbe opportuno rifletterci su qualche istante. Molto più interessante è, sicuramente, riflettere sul fatto che molti uomini vengono trattati di gran lunga peggio di quegli animali per cui rimaniamo indignati, ma questo, purtroppo, fa spesso molta meno audience.
È bello vedere uomini, uniti, spingere una balenottera spiaggiata e ridarle la libertà, mentre è più difficile vedere lo stesso spettacolo quando ad essere in difficoltà sono i nostri simili. Altro caso su cui riflettere è la mattanza dei delfini che si verifica, una volta all’anno, nelle baie di Taiji, Iki e di altri villaggi di pescatori in Giappone.
Per fermare il massacro dei cetacei sono nate diverse associazioni tra cui Save Japan Dolphins, nel cui sito vengono usati termini come “unethical” nei confronti dell’uccisione dei delfini: ma quanti tonni uccide l’uomo ogni anno, per non pensare a tutti gli altri pesci o ai bovini, ovini, suini e così via? E , soprattutto, perché ci scandalizziamo tanto per i delfini mentre per gli altri animali, più ”comuni”, che massacriamo in proporzioni molto maggiori, facciamo molto meno?
Si potrebbe rispondere in diversi modi a questa domanda, ma ciò ha un’importanza secondaria rispetto alle riflessioni che ogni individuo può trarne. L’Animalismo vero, infatti, non dovrebbe far differenze tra gli animali e si dovrebbe tenere lontano da possibili paradossi come condannare i sindaci che promuovono le disinfestazioni estive contro le zanzare. E, soprattutto, è importante che ogni animalista, tra sé e sé, si chieda se non si sia dimenticato di salvaguardare una particolare specie: la propria.
Federico Zenari
2 maggio 2012