Sardegna. La Febbre del Nilo uccide ancora

Alla fine, come si temeva, è arrivata anche in Sardegna la temutissima zanzare killer. Sull’isola l’allerta era scattata già dal 2008. Partita dall’Africa fino agli stagni di Oristano, il virus, trasmesso da una zanzara, ha raggiunto la penisola del Sinis.
Secondo gli esperti la famosa Febbre del Nilo sarebbe stata contratta dai fenicotteri rosa, attrazioni di quella zona, che l’avrebbero portata sull’isola a seguito delle migrazioni. I focolai finora individuati sono circa 54 e il bilancio delle vittime della pericolosa Febbre continua a salire: 34 uccelli, 18 cavalli, ma soprattutto 4 vite umane.
Il virus, originario dell’Uganda, è stato individuato per la prima volta nel 1937, diffondendosi poi in breve tempo nel Medio Oriente, in India, Messico e Stati Uniti.
In Italia arrivò nel 1998 quando ne furono riscontrati numerosi casi nei cavalli della maremma Toscana. Poi, così come era arrivato, il virus scomparve rimanendo latente per circa 10 anni.
Ricomparì nel 2008 in alcune regioni del nord causando anche vittime umane. Una lunga scia di decessi fra Ferrara, Modena e Rovigo.
Nuovamente la West Nile, questo il nome anglosassone del virus, ricomparve in Friuli, senza però causare alcun danno particolare, fino ad oggi, almeno, quando, raggiungendo la Sardegna ha causato una mattanza di animali e 4 decessi nella zona di Oristano.
È Antonio Montisci, direttore del servizio sanità della Asl 5 di Oristano “A dare l’allarme sono stati dei polli sentinella nella zona S’ena Arrubia, fra Oristano e Arborea” spiega “Li abbiamo individuati in due aziende e ogni 15 giorni passavamo a prelevarli per le analisi. Lo scorso settembre hanno cominciato ad essere positivi alla West Nile”.
Un epidemia prevista, dunque, ma comunque pericolosissima, a quanto pare anche per l’uomo.
I primi ad essere colpiti sono stati i cavalli. “Nell’arco di due giorni mi sono capitati tre casi di cavalli con problemi nervosi che non riuscivo a riferire a nessuna malattia conosciuta” ha raccontato Mario Manca, veterinario e allevatore, uno fra i primi a individuare la malattia “Mi è venuto il sospetto che potesse trattarsi di West Nile. I sintomi nel cavallo sono molto simili a quelli di colica, ma tendono a protrarsi” spiega.
Per quanto riguarda la trasmissione all’uomo sembra ormai certo che la malattia si sviluppi in modo differente da persona a persona. I sanitari e gli epidemiologi l’hanno definita una malattia “subdola”. I sintomi solitamente sono febbre molto alta, edema alle palpebre e difficoltà di equilibrio, ma per la maggior parte dei casi, l’80%, la patologia è asintomatica.
Solo nel 20% dei casi presenta febbre mentre nell’1% si presenta con una forma neuroinvasiva. È perciò molto difficile da individuare e curare per tempo.
Il timore è soprattutto che il virus, trasmesso a uomini e animali nell’Isola, possa subire una mutazione. A destare sospetto la morte di Michele Maggino, 34enne di San Vero Milis, in perfetta salute e morto proprio a causa della Febbre del Nilo.
L’hanno scorso in Veneto il morbo aveva infettato 8 persone, ma non aveva causato nessun decesso. Si fa perciò spazio l’ipotesi che il virus possa essersi rinforzato nel giro di un anno.
Intanto in Sardegna è panico fra i cittadini e gli allevatori.
Le singole Province si stanno già occupando della disinfestazione, ma la situazione rimane comunque molto grave. Soprattutto le autorità di Oristano, la zona più colpita, denunciano il completo abbandono da parte della Regione. “Non abbiamo ricevuto risorse aggiuntive dalla Regione” ha dichiarato l’assessore all’ambiente di Oristano Emanuele Cera “Nonostante ci avessero dato assicurazione che sarebbero arrivate. E’ stato preso atto della gravità della situazione ma in termini pratici non ci è stato dato nulla”.
Con l’arrivo dell’inverno e dell’ondata di gelo i contagi sembrano diminuire e con le temperature gelide, annunciano gli esperti, terminerà del tutto.
Ma, di certo, l’allarme potrebbe ripresentarsi con l’arrivo della stagione primaverile, a Marzo, quando il virus inizierà nuovamente a circolare.
Sul fronte vaccini invece la situazione è ancora più complicata. Ad oggi non esiste una cura preventiva per l’uomo, mentre sono stati sviluppati vaccini per i cavalli. Le spese sono totalmente a carico degli allevatori, 120 euro più due richiami da effettuare ogni anno.
Una cifra che gli allevatori dichiarano di non poter sostenere. Il rischio in particolare è che per l’arrivo della stagione calda non sia possibile vaccinare tutti gli animali. Allora il virus ricomincerebbe a circolare causando nuovamente numerose vittime.
Gli esperti avvertono, l’inverno l‘ha congelata, ma la Febbre del Nilo continua a esistere attendendo solo il momento migliore per tornare a colpire.
Valentina Vanzizi
2 febbraio 2012