La Tribune chiude l’edizione cartacea, per lei si aprono le porte dell’online

Agli inizi del 2012 la crisi globale che investe tutti i settori è arrivata a colpire già da molto tempo anche l’editoria cartacea. Il giornale e il lavoro del giornalista sono i settori in cui il peso delle difficoltà economiche si fa più sentire e ad avvertirla non sono solo le piccole e medie imprese ma anche i colossi dell’informazione che sembravano essere al riparo da questa bufera.
I nostri cugini francesi non se la passano affatto bene. Sono stati diffusi in questi giorni del centro di analisi strategico (Cas) dati che hanno rilevato come la percentuale di francesi che dichiarava di leggere un quotidiano a pagamento era del 29%, contro il 36% nel 1997 e il 43% del 1989.
Quasi in contemporanea sono crollati gli introiti pubblicitari, mentre i costi di produzione sono rimasti costanti dato che l’impatto positivo delle nuove tecnologie ha di fatto annullato l’impennata del prezzo della carta.
Proprio in terra francese dopo oltre 27 anni di pubblicazioni in campo economico-finanziario,colpito da problemi finanziari, la Tribune lascia il campo del cartaceo e rimarrà solo in un’edizione online.
L’ultimo numero della testata nelle edicole francesi qualche giorno fa con una copertina nera a simboleggiare il lutto e una scritta al centro: “la Tribune vi saluta”.
Mentre nelle edicole si distribuivano le ultime copie, il tribunale di Parigi ha dato l’ok all’acquisto della testata da parte di Jean-Christophe Tortora, patron della società editoriale France economie regions (Fer). Piano ambizioso quello del nuovo titolare della testata che punta a riportare i conti della testata in pareggio entro il 2013 attraverso un sito rinnovato e contenuti ‘premium’ a pagamento.
I nuovi investitori interverranno per ridurre i costi dimezzando il numero di dipendenti: da 165 a 50, con 31 giornalisti invece di 78.
La “Tribune” non è però l’unico quotidiano nel panorama dell’editoria francese ad essere stato coinvolto in questa crisi.
Circa un mese fa era stato lo storico quotidiano France Soir a dare l’addio alle edicole nonostante gli ingenti finanziamenti elargiti dal magnate russo Alaxander Pugachev, che lo aveva rilevato nel 2009.
Come per il già citato caso della Tribune anche il passaggio al digitale ha coinciso con un netto taglio del numero di dipendenti, da 127 ad appena 38.
Una brutta fine per una testata che negli anni Cinquanta e Sessanta superava il milione di copie e dava lavoro ad oltre 400 giornalisti.
I guai finanziari non hanno risparmiato neanche Le Monde, testata di riferimento per tutti i parigini, che dopo generazioni sempre nelle mani degli stessi redattori ha dovuto cedere la maggioranza ad un trio di imprenditori locali.
Forse siamo ad un punto di svolta, il nostro lavoro sta cambiando, e stanno mutando i sistemi di informazione e di diffusione delle notizie.
Siamo in un mondo in cui c’è una sovrabbondanza di informazioni che ci provengono da diversi punti, c’è bisogno che chi voglia intraprendere questo mestiere sia consapevole delle difficoltà che incontrerà nel corso del suo percorso sperando che questa crisi passi in fretta e si apra per il futuro una nuova strada dell’informazione.
Stefano Pierro
01 Febbraio 2012