Durban. Il 17esimo summit sul clima che doveva trovare nuove “regole” e norme per la salvaguardia dell’ambiente si è concluso con un accordo in extremis dopo un dibattito che è durato ben 36 ore più del previsto. La decisione è questa: entro il 2015 i 193 paesi membri della Un Framework Convention on Climate Change firmeranno un accordo vincolante sul clima che dovrà entrare in vigore entro il 2020.
L’Onu ha commentato questa decisione definendola “storica”, proprio il presidente della Conferenza, Maite Nkoana-Mashabane, ha detto: “Abbiamo fatto la storia”.
I negoziati hanno anche portato all’ istituzione del Green Climate Fund da 100 miliardi di dollari annui, per aiutare i paesi più poveri a scegliere la strada dello sviluppo sostenibile e ad affrontare le conseguenze dei mutamenti climatici.
Il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon, ha affemato che questo rappresenta: “un importante passo avanti nel nostro lavoro sul cambiamento climatico”.
Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che nei giorni scorsi ha partecipato alla trattativa ha detto: “Siamo usciti dal ‘cono d’ombra’ di Copenaghen. L’accordo supera i limiti del Protocollo di Kyoto e ha una dimensione globale offrendo all’Europa, e soprattutto all’Italia, la possibilità di costituire la “piattaforma” per lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie e dei sistemi in grado di assicurare nello stesso tempo la crescita economica e la riduzione delle emissioni. Questo è il nuovo fronte della competitività. L’Italia è nel gruppo di testa dei Paesi che hanno voluto l’accordo di Durban, ed ora siamo impegnati a dare seguito all’accordo nelle politiche nazionali, nella nostra partecipazione alle decisioni europee e nel rafforzamento del nostro partenariato con Brasile, Cina, India, Messico e Sud Afric”.
Si sono dette contrarie al “Protocollo di Kyoto2” che entrerà in vigore dopo il 2012, Giappone, Russia e Canada da tempo hanno annunciato il loro no al secondo periodo del Protocollo. Questa seconda fase riguarderà quindi solo l’Europa e pochi altri paesi industrializzati.
Queste decisioni sono fondamentali se si vuole salvaguardare il nostro pianeta.
11 dicembre 2011