Greenpeace: Tonno con troppi segreti
Poca trasparenza e scarse politiche di sostenibilità. Questo è quello che emerge dall’ultimo rapporto di Greenpeace sulle etichette del tonno in scatola.
Consumatori e produttori, è questo il binomio fondamentale che lega il mercato dell’economia. Negli anni questo legame ha visto sempre di più la prima classe essere vittima suo malgrado di continui fenomeni di poca trasparenza in relazione ai prodotti acquistati, motivo per cui si sono sviluppate diverse politiche legate alla trasparenza delle etichette.
Proprio in questo ambito si muove il rapporto di Greenpeace relativo al tonno venduto in scatola. Questo alimento rappresenta uno dei prodotti di maggiore consumo delle famiglie italiane, tuttavia i consumatori in poche rare eccezioni trovano sugli scaffali un prodotto dall’etichetta trasparente.
L’analisi, sviluppata prendendo sotto esame le principali marche del settore fa emergere come ogni etichetta abbia una matrice comune, la poca trasparenza.
Più delle metà dei prodotti presi in considerazione non indica la specie di tonno presente nelle confezioni, il 93% non indica il luogo dove viene pescato e solamente il 3% fornisce al consumatore i dettagli circa il metodo di pesca utilizzato. Proprio quest’ultimo campo è quello più criticato. Una pesca indiscriminata infatti secondo le stime di Greenpeace rappresenta una minaccia concreta per diverse specie di tonni. Palamiti e reti a circuizione sono sotto l’occhio del ciclone. L’eccessiva cattura di esemplari giovani è infatti la causa di sovrasfruttamento di diverse specie di tonno, a cui si aggiunge la pesca illegale che rappresenta circa il 30% delle catture annue. Pur non essendoci la possibilità di una scelta consapevole da parte del consumatore, la legislazione a livello europeo non richiede nessuna specifica etichettatura per il tonno in scatola.
In Italia la situazione ha forse raggiunto una maturità maggiore che in riferimento ai dati non appare però ancora sufficiente. Dopo la legge del 2002 sulla trasparenza dei prodotti ittici freschi, le legge del 3 febbraio 2011 dovrebbe riuscire ad essere estesa anche ai prodotti in scatola. A fronte di una situazione italiana non chiara, in altri paesi come l’Inghilterra tutti i maggiori produttori hanno deciso di utilizzare solamente tonno pescato con metodi meno invasivi, tra i quali quello che prevede l’utilizzo di amo e lenza. Una politica sostenibile che fatica ad emergere in Italia, dove prevale un mercato caratterizzato ancora da troppi segreti.
di Dario De Luca
23 novembre 2011