Bimbi e web: quelli Italiani con meno competenze e controlli

Siti pedopornografici e pornografici, giochi violenti che danno assuefazione, cyberbullismo, furti di identità, pagine che incitano a all’odio, all’anoressia, all’autolesionismo, al consumo di droga e al suicidio: Questi sono solo alcuni dei problemi evidenziati dai pediatri che si sono riuniti ieri in occasione della Giornata mondiale del bambino e dell’adolescente in congressi che si sono svolti in 19 sedi regionali in varie parti d’Italia.
Ciò che è emerso è proprio il rapporto che i giovanissimi hanno con il web, uno strumento, ricordano i pediatri, dal duplice volto: da una parte può servire per formare, per aprire la mente ed accrescere maggiormente le proprie capacità, dall’altra parte nasconde insipide vie nella quali i bimbi possono rimanere traumatizzati. Se un tempo la preoccupazione era stare attenti che il proprio figlio non venisse molestato all’uscita di scuola da qualche sconosciuto con cattive intenzioni oggi l’attenzione deve essere ancora maggiore poiché questo possibile malintenzionato può entrare nelle nostre case senza passare dalla porta o dalle finestre ma comparendo sullo schermo.
Schermo dal quale fin troppo spesso possono essere proiettate immagini in grado di scioccare giovani menti in maniera molto pericolosa per la salute psichica di bambini in via di sviluppo. Negli incontri è stato ricordato che in questi ultimi anni per evitare ciò è stato fondamentale l’eccellente lavoro della polizia postale ma anche di magistrati, delle istituzioni, di insegnanti, studenti, giornalisti, e della società civile, ma il primo “lavoro” di protezione spetta ai genitori.
Da un indagine realizzata in Europa (per la Safer Internet Programme della Commissione Europea in 25 Paesi su oltre 25 mila bambini e ragazzi tra i 9 e i 16 anni) volta a capire le caratteristiche del giovane navigatore europeo è emerso che i bambini cominciano a navigare già a 7 anni, in Danimarca, mentre in Italia l’età media è 10 anni. Un bambino su tre usa internet tutti i giorni mentre il 26% di essi ha già un profilo su Facebook.
Qui emerge la notizia più allarmante per i bambini italiani: sono quelli con meno competenze digitali di base d’Europa, ultimi dopo i bambini turchi. Ciò comporta una maggiore vulnerabilità, data proprio dall’inconsapevolezza e dalla scarsa abilità nell’usare internet. Inoltre i genitori italiani sono tra i più “ignoranti” e quindi meno consapevoli dei rischi ai quali i loro figli possono andare incontro. Proprio per questo motivo durante gli incontri di ieri è stato presentato un manifesto dei pediatri volto a far capire come sia indispensabile: «unire tutti i soggetti che ruotano attorno al mondo del bambino e dell’adolescente verso un uso responsabile e consapevole del web che massimizzi le opportunità e minimizzi i rischi, a cominciare dalla scuola».
Ricordiamo ai nostri lettori che secondo l’indagine della quale vi abbiamo parlato sin ora la dipendenza a internet in Italia colpisce il 18% dei ragazzini tra 11 e 16 anni, ed il 41% dei ragazzini ammette di aver incontrato contenuti pericolosi almeno una volta durante le loro navigazioni.
di Enrico Ferdinandi
20 novembre 2011