Turchia, attaccata la sede aerospaziale Tusas. Cinque morti e decine di feriti
L’azienda aerospaziale e di difesa turca Tusas, alle porte della capitale Ankara, è stata attaccata da tre persone armate. Due componenti del commando sarebbero stati uccisi dalle forze di polizia. Lo ha detto il presidente Recep Tayyip Erdogan, a Kazan per il vertice dei Brics.
Il bilancio delle vittime è salito a cinque, dopo il decesso di uno dei 3 feriti apparsi in gravi condizioni. In ospedale sono rimasti in 22, mentre alcuni lavoratori sarebbero stati presi in ostaggio dal terzo elemento del commando. Intorno alle 16.30 il commando armato ha aperto il fuoco fuori dall’edificio con tre fucili d’assalto, uccidendo 4 persone e ferendone altre 14, secondo quanto riportato dal ministro dell’interno turco Ali Yerlikaya. Nell’area dell’impianto – per l’Ansa – erano presenti anche 11 italiani, tra cui otto tecnici di Leonardo, che sono al sicuro.
“Nessun gruppo terroristico o “asse del male” sarà in grado di raggiungere i propri obiettivi” ha detto il presidente Erdogan condannando l’attacco contro la Tusas. “La nostra nazione deve sapere che qualsiasi “mano sporca” che raggiunga la Turchia verrà spezzata”, ha aggiunto da Kazan, dove si sta svolgendo il vertice dei Brics.
Il ministero della Difesa turco ha inoltre dichiarato – secondo la fonte interna Anadolu – che i jet turchi hanno colpito obiettivi di militanti curdi in Iraq e Siria e più di 30 obiettivi sono stati “distrutti” nell’offensiva aerea. Questo perché secondo informatori turchi, i tre attentatori erano di origine curda.
Il ministro della Difesa turco Yasar Guler ha accusato il Partito curdo dei lavoratori (Pkk) di essere dietro all’attacco, ma l’organizzazione non l’ha rivendicato. “L’attacco è molto probabilmente legato a quello che ha fatto il Pkk, questa è la nostra valutazione. Non appena saranno chiarite condivideremo le identificazioni (degli assalitori uccisi) e le prove”, ha dichiarato Guler. Non si hanno però evidenze e conferme da altre fonti indipendenti di quanto detto dal ministro della Difesa.