Perché il ritorno di Renzi nel “campo largo” non s’ha da fare
Ci risiamo. La spinta autolesionista della sinistra italiana colpisce ancora. Non paghi di aver mandato al governo Giorgia Meloni grazie ad una politica di alleanze totalmente folle e presuntuosa, i vertici del Partito Democratico e i principali media in questi giorni ci deliziano con un grande tema di dibattito: il ritorno di Matteo Renzi nel “campo largo” del centro sinistra. Non staremo qui ad elencare tutte le incoerenze del personaggio, ma ci limiteremo a delle semplici constatazioni di fatto.
Tutto era iniziato con la famosa fotografia che ritraeva insieme Matteo Renzi ed Elly Schlein alla partita del cuore, un abbraccio probabilmente più figlio della rilassatezza del momento che di altro per Elly ma prontamente ripreso da Corriere, Repubblica e altri vari giornalucoli per montare il caso e parlare nuovamente di “orizzonte verso il centro” per il PD e altre amenità del genere. Ovviamente il can can mediatico ha fatto gioco al buon Matteo, il quale, odiato da quasi tutto l’elettorato, ha trovato un nuovo modo per potersi ripresentare alle prossime elezioni: passare come alleato del campo largo PD-M5S- Avs. Dopo aver pugnalato praticamente quasi tutti, da Pierluigi Bersani ad Enrico Letta, da Giuseppe Conte fino a Carlo Calenda, non gli è rimasta che questa unica opzione. Il vero problema è che Elly Schlein, sulla cui onestà non dubitiamo, lo sta pure a sentire. Ora, non è chiaro quanto sia spinta dagli ex renziani del PD o quanto ci sia di suo in questa nuova apertura di dialogo con il Bomba, ma sta di fatto che la voglia di ritorno di Renzi, a suo dire “per sconfiggere la Meloni e la destra”, è dettata esclusivamente da calcoli personali e non da programmi di governo concreti e condivisi. Oltre a tutto ciò, si dimentica il punto fondamentale della questione: Matteo Renzi non ha voti.
L’ex enfant prodige di Rignano sull’Arno, infatti, ha il suo partito, Italia Viva (eufemismo), con percentuali da albumina quindi, parlare di un suo eventuale contributo è già un errore aritmetico, poiché non va a recuperare nessun voto al centro destra. Al contrario, Renzi sta così sulle scatole a tutti che respinge e fa fuggire la maggior parte dei simpatizzanti del centro sinistra dal voto. E’ un handicap più che un valore. Renzi nel mondo reale non esiste già più dal 2018, non lo vota più nessuno, esiste soltanto nei talk televisivi e nelle redazioni dei giornali, dove conduttori e giornalisti lo intervistano una volta alla settimana, alimentando il suo ego, folgorati dal suo cosiddetto carisma e scollegati totalmente dal mondo reale e dalle esigenze dell’elettorato. Anche chi scrive questo articolo fu folgorato, dieci anni orsono, ahimè, dal personaggio in questione, ma bastarono sei mesi di governo per fuggire a gambe levate: Jobs Act e Riforma Costituzionale (fortunatamente bocciata dal referendum del 2016) erano già troppo, continuare a dargli credito nel 2024 è veramente incomprensibile se non tafazziano.
Analizzando poi i rapporti con gli altri partiti della ipotetica e futura coalizione, essi sarebbero disastrosi. Il M5S ha già fatto capire, per bocca di Giuseppe Conte, che ogni tipo di alleanza con Renzi non sta né in cielo né in terra. Fu proprio Renzi, infatti, a far cadere il governo giallo-rosso nel gennaio 2021 quindi, qualunque tipo di accordo con lui porterebbe ad una rottura ancora più netta tra democratici e grillini. Praticamente per prendere uno che ha il 2% a fatica si fa scappare uno che attualmente ha il 10%. Una pura e semplice follia aritmetica. Già questo basterebbe a chiudere ogni possibilità di accordo e un simile discorso si può fare anche con Avs. A meno che l’obiettivo non sia proprio questo, ovvero rompere una eventuale convergenza PD-M5S-Avs che rappresenterebbe l’unica vera alternativa di governo alla destra aggiungendo un elemento estraneo che nulla ha a che fare con le forze in questione e per le quali anzi, è politicamente dannoso. Insomma, Matteo Renzi al governo lo abbiamo già avuto per tre anni, poi successivamente lo abbiamo avuto come spalla del governo Conte II e abbiamo visto il suo fondamentale contributo. Siamo stati testimoni dei tradimenti che ha operato verso tutti gli alleati che ha avuto nel corso degli anni e davvero non si capisce come si possa ancora nutrire fiducia dopo questi semplici dati di fatto. Qui non si tratta di una semplice avversione personale o preconcetta ma di una conclamata constatazione storicistica dei fatti e di previsioni aritmetiche. Matteo Renzi nel campo largo non s’ha da fare.