Medio Oriente: trattative di Ferragosto in bilico
Non vi è molta chiarezza sul cosa aspettarsi dai colloqui previsti per giovedì 15 agosto, al Cairo o Doha, circa le tensioni in Medio Oriente.
Se da fonti israeliane giungono notizie di un possibile accordo, Hamas non sembra invece intenzionato ad inviare i propri negoziatori. Diversa è poi la prospettiva che giunge dagli Stati Uniti, mentre le intenzioni di Netanyahu rimangono un’incognita.
In tutto ciò, le posizioni assunte dall’Iran aumentano il timore di un’escalation regionale.
I “colloqui di prossimità” in Medio Oriente
Il 15 agosto dovrebbero tenersi, nella capitale d’Egitto o del Qatar, i colloqui di prossimità — che si terrebbero in stanze parallele — volti a sciogliere alcuni nodi del conflitto israelo-palestinese. Sul tavolo vi sarebbero il cessate il fuoco temporaneo a Gaza e la liberazione degli ostaggi.
Secondo quanto riferisce Channel 12, fra l’altro, Hamas potrebbe essere rappresentato da alcuni suoi esponenti. Il problema è che, secondo quanto dichiarato dalla milizia islamica, non verrà inviato nessun negoziatore.
Un chiaro rifiuto del round di trattative chiesto dagli USA, a dimostrazione dell’impotenza dell’amministrazione Biden nell’influenzare le scelte di Hamas.
La posizione di Hamas
Hamas — di fronte alle nuove condizioni di Netanyahu e degli ultimi eventi, come l’assassinio del politico palestinese Ismail Haniyeh — starebbe in realtà attuando una tattica negoziale, sostengono i media ebraici: tutto ciò per mettersi sotto una luce migliore, in vista di un ipotetico attacco da parte dell’Iran o di Hezbollah, ovvero della cosiddetta “nuvola nera”, tanto temuta da Israele.
Anche perché il capo di Hamas, Yahya Sinwar, sembrerebbe interessato ad un’intesa, aspetto in linea con la visione di Biden, per cui un accordo a Gaza è possibile.
Hamas chiede l’attuazione del piano elaborato da Biden stesso, ovvero di stabilire una tregua, invece di allungare i tempi con nuovi negoziati. In fin dei conti, la guerra dura ormai da 10 mesi.
Due interrogativi: Iran e Netanyahu
Le intenzioni del primo ministro israeliano Netanyahu restano oscure: continuare la guerra o oltranza o tentare di stabilire un’intesa con Hamas?
Un problema piuttosto recente rimane l’Iran, con cui la tensione è aumentata, con l’avvento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian. Questo’ultimo avrebbe in realtà convinto Ali Khamenei, la Guida Suprema iraniana, a rinviare l’attacco a Israele.
Fatto sta che il rischio di un attacco persino più grave, rispetto ad aprile, rimane. Ciò non può che rendere i colloqui di Ferragosto sempre più cruciali, motivo per cui molti rappresentanti americani si recheranno in loco.