Il ricordo di Schengen

Aumenta a nove il numero di nazioni dell’Unione Europea che tra ieri e oggi, a causa dell’allarme terrorismo, hanno deciso di sospendere temporaneamente la libera circolazione dei cittadini all’interno del territorio europeo. Tornano i controlli alle frontiere e si alzano i livelli di sicurezza in tutto il continente.

Gli accordi di Schengen
L’articolo 25 del codice prevede che un Paese può sospendere gli accordi “in caso di minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza interna di uno Stato membro”. Sembra proprio questo il caso dato che sono nove i paesi, insieme all’Italia, che hanno deciso di reintrodurre i controlli alle frontiere, sospendendo dunque la libera circolazioni dei cittadini in tutto il territorio comunitario. L’allerta terrorismo, in seguito al riaccendersi del conflitto israelo-palestinese e ai nuovi episodi di violenza avvenuti in Belgio e Francia, è tornata a salire. Si temono ripercussioni sulle comunità ebraiche ma anche singoli attacchi di matrice jihadista contro obiettivi imprecisati.
Uno dei passi più importanti compiuti dalla nascita della Comunità Europea è proprio Schengen i cui accordi, una volta entrati in vigore, hanno avuto un importantissimo impatto sulla vita dei cittadini europei, al pari dell’introduzione dell’euro come moneta unica. Dal punto di vista sociale, la possibilità di circolare liberamente da uno Stato all’altro, ha dato inizio alla creazione di quel cittadino europeo, modello di cosmopolitismo e integrazione, che l’Unione si è sempre auspicata. Andare da Torino a Marsiglia o da Berlino a Vienna era diventato, finalmente, semplice come raggiungere un amico dal Lazio all’Abruzzo. Il concetto di “estero” si allontanava sempre più e il passaporto diventava un documento per raggiungere posti esotici. Dal 1989, anno della caduta del muro di Berlino, Schengen abbatteva, simbolicamente, tutti i muri d’Europa. Ma i tempi sono cambiati e se già altre volte gli accordi erano stati sospesi per motivi di sicurezza interna, oggi un terzo dei Paesi dell’Unione ha scelto di richiudersi.

Nuova allerta terrorismo
L’attentatore che due giorni fa, a Bruxelles, ha ucciso due tifosi svedesi sparando con un kalashnikov, è stato in seguito “neutralizzato” dalla polizia. Si è rivelato essere Abdesalem Lassoued, un quarantacinquenne già arrestato in Tunisia e che era transitato in Italia nel 2012, dove era stato fermato dalle autorità italiane. Si riaccendono i ricordi del Bataclan, di Nizza, di Charlie Hebdo. Gli allarmi-bomba hanno fatto evacuare la reggia di Versailles tre volte negli ultimi cinque giorni, il Louvre non è da meno. In Belgio, per lo stesso motivo, è stato chiuso l’aeroporto di Ostenda. L’allerta si alza insieme ai controlli ed è proprio questo che fa vertiginosamente aumentare la paura di possibili attacchi. Si è rimpiombati in un clima di terrore e, anche se ci eravamo abituati a vedere i militari per le strade e nelle stazioni, siamo tornati a notarli con maggiore attenzione e paura.

La situazione in Italia
“Il governo italiano ha comunicato la reintroduzione dei controlli delle frontiere interne terrestri con la Slovenia, in base all’articolo 28 del Codice delle frontiere Schengen (Regolamento Ue 2016/339). Il ripristino dei controlli alle frontiere interne, già adottato nell’area Schengen, è stato comunicato dal ministro Piantedosi alla vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, al commissario europeo agli Affari interni, Ylva Johansson, alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, al segretario generale del Consiglio dell’Unione europea, Thérèse Blanchet e ai ministri dell’Interno degli Stati membri Ue e dei Paesi associati Schengen”. Questa la nota di Palazzo Chigi con cui si comunica la sospensione degli accordi. Anche se il Mediterraneo è stato sempre il principale “problema” delle frontiere italiane, è dalla rotta balcanica che si attendono maggiori preoccupazioni. Il corridoio terrestre, infatti, è difficilmente controllabile e si ritiene che la minaccia possa provenire proprio da lì.
Dal 2001, è ormai insita in noi una paura viscerale che scacciamo continuamente e che ciclicamente ritorna, la paura che possa accadere ancora, a noi o ai nostri cari. Questa è forse la più grande vittoria del terrorismo.