Polonia sovranista: tutti i “no” detti all’Ucraina
La Polonia non invierà più armi all’Ucraina. È l’ennesima porta che si chiude, oltre a quella del grano. Tutte scelte volte e creare un terreno sicuro per le elezioni politiche ed il referendum del 15 ottobre, anche se in campagna elettorale c’è nebbia. Dov’è finita tuttavia la Polonia del febbraio 2022?
Polonia e migranti: poca coerenza
Di recente, la Polonia si è espressa fortemente contro il piano di ricollocamento migranti – riassunto in 10 punti – proposto dalla Commissione Europea. La scelta va ricondotta alla propaganda sovranista e anti-illegalità, portata avanti dal premier Morawiecki.
Quest’ultimo ha affermato che l’applicazione del piano sarebbe un modo per incoraggiare il traffico di esseri umani. Più o meno sulla stessa linea si è posto Fdi dalla nostra penisola.
Un ragionamento che stona con quanto dichiarato da Tusk, leader del KO (il principale partito di opposizione in Polonia), ovvero la vendita di visti in cambio di mazzette avvenuta negli ultimi tempi. 250 mila migranti sarebbero infatti riusciti ad entrare in Polonia, pagando 5 mila euro di permesso.
Uno scandalo che sicuramente non giova all’immagine del paese né alla propaganda della maggioranza, specialmente in piena campagna elettorale.
Il 15 ottobre infatti, oltre alle elezioni politiche, è previsto un referendum migranti dal quesito discutibile:
“Sostieni l’ammissione di migliaia di migranti illegali dal Medio Oriente e dall’Africa nell’ambito del meccanismo di ammissione obbligatoria istituito dalla burocrazia europea?”.
Tutto ciò nel paese che, un anno fa, si era posto tra i primi in termini di accoglienza, specie per l’Ucraina.
Tensioni sul grano
La revoca dell’embargo sul grano ucraino, che coinvolgeva la Polonia (oltre ad altri paesi dell’Est Europa), era prevista per il 15 settembre. Questa però non è stata rispettata dal governo di Morawiecki, che intende ammettere solo il transito e non la vendita del grano ucraino in Polonia. I rapporti bilaterali non possono che incrinarsi.
La risposta di Zelensky, nell’ambito dell’Assemblea Generale dell’ONU, è stata infatti aspra: ha parlato di “teatrino politico” e “violazione degli obblighi internazionali”.
Ma cosa c’è dietro la questione del grano? C’è il fatto che la maggior parte degli elettori del partito Diritto e Giustizia (Pis), al cui vertice c’è Morawiecki, proviene proprio dall’ambito agricolo. Come si possono vincere le elezioni se la propria base non viene messa al primo posto?
Stop alle armi
Sono diversi gli strike compiuti dalla Polonia nei confronti dell’Ucraina, una realtà quasi inimmaginabile se pensiamo ai rapporti che i due paesi avevano nel febbraio-marzo 2022: una solidarietà, dal fronte polacco, forse obbligata dalle circostanze, ma comunque perpetua.
La ciliegina sulla torta è ora il “no” all’invio di armi in Ucraina. La spiegazione segue la stessa matrice di quella usata per il grano, ovvero che bisogna dare la precedenza alla produzione interna, affinché quella ucraina non la inondi.
Morawiecki ha infatti sottolineato la necessità di focalizzarsi sulla produzione di armamenti propri e potenzialmente più moderni, piuttosto che sull’invio all’estero di risorse.
È un assunto costruito sempre per piacere alle orecchie dei suoi elettori. Resta da vedere quanto questo cambio di rotta sovranista gioverà alla bigger picture del conflitto in corso.